Frigoriferi, luci e aria condizionata: la bolletta di Expo costa 18,5 milioni

L’energia arriva da una rete smart, che abbatte di un terzo i consumi

Lo show di luci dell’Albero della vita non richiede molta energia dalla rete elettrica

Lo show di luci dell’Albero della vita non richiede molta energia dalla rete elettrica

Milano, 15 maggio 2015 - L'Albero della vita dà il suo meglio di notte, quando il tronco di legno e acciaio si trasfigura con i giochi di luce e laser. Tuttavia, a dispetto dell’impatto visivo, non è l’installazione ideata da Marco Balich quella che pesa di più sulla bolletta dell’energia di Expo, quanto il lavoro dietro le quinte dei padiglioni: illuminazione, cucine e aria condizionata. Un formicaio di attività che brucia la maggior parte dei 152 gigawattora che secondo Expo spa servono ad alimentare il sito dallo scorso primo maggio a giugno 2016, quando scadrà il contratto di fornitura con Gala. Nel novembre dello scorso anno la spa romana si è aggiudicata la gara per vendere elettricità all’Esposizione universale. Stima della bolletta finale: 18,5 milioni di euro. «Interamente verde – scrive la società nella nota ufficiale – certificata tramite garanzia di origine».

I consumi sono controllati minuto per minuto dalla centrale operativa di Enel, che ha costruito la rete di Expo. Il cervellone si trova in via Beruto a Milano, negli uffici dove il colosso dell’energia monitora l’intera Lombardia. Alla stanza si accede solo con un badge con i dati biometrici e da quando è iniziata l’Expo, la Prefettura di Milano ha imposto un giro di vite alla sorveglianza. Sugli schermi del cervellone Enel la vita sul sito di Rho si traduce in grafici e numeri. La scheda dell’Albero della vita, ad esempio, mostra come in un elettrocardiogramma i picchi di consumo di sera, ma anche i collaudi notturni. Gli effetti del padiglione del Qatar fanno schizzare la richiesta di energia durante il giorno. Anche se, nel complesso, aria condizionata, cucine, forni e frigoriferi (in Expo molti alimenti sono semilavorati) si mangiano la fetta più consistente della fornitura quotidiana.

D’altronde, far funzionare Expo equivale a mettere in moto una città di centomila abitanti. Tipo Ancona o Novara. Lungo il parco ci sono diecimila lampioni. «Sono a led – spiega Ernesto Coppa, responsabile della macroarea nordovest per Enel distribuzione –. A parità di luce, abbattono i consumi del 36%». Nel complesso, l’infrastruttura ideata da Enel (una commessa da 22 milioni di euro, avviata due anni fa) permette di abbattere di un terzo i consumi. In media, sulla rete viaggiano 75 megawatt, ma possono arrivare fino a 12. L’architettura è strutturata con un anello esterno, che corre lungo il perimetro del sito, e dieci cerchi interni, ribattezzati dai tecnici «petali». «È la rete del futuro», spiega Coppa. Il perché è presto detto: a differenza delle nostre città, dove il sistema è lineare, da un punto A a uno B, e di conseguenza, se c’è un guasto, bisogna spegnere l’intera infrastruttura, in Expo ogni centralina è servita da entrambi i capi, quindi si può isolare il tratto malato, lasciando in funzione in resto. Al cervellone di via Beruto le informazioni arrivano in tempo reale, con un aggiornamento ogni dieci secondi. «Una rete in fibra ottica collega tutti i punti – approfondisce il manager –. Questo permette di dare informazioni non solo ai gestori, ma anche ai clienti». Un domani, ad esempio, se il sistema fosse applicato anche nelle case, si potrebbe decidere quando comprare l’energia in base all’orario più conveniente. Nel frattempo, a Expo, l’Albero della vita accende le fontane. E l’elettrocardiogramma vola.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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