Milano, le sartorie aumentano ma quelle italiane chiudono

I dati dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano

Una sartoria milanese (Newpress)

Una sartoria milanese (Newpress)

Milano, 12 aprile 2017 - Da dati dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano emerge che nell’ultimo triennio, nel solo capoluogo lombardo, le sartorie siano cresciute del 12,5%, passando da 737 nel 2014 a 829 nel 2016. Il segretario generale dell’Unione, Marco Accornero, ci tiene a precisare: «Sono numeri da leggere con attenzione perché, se ci si ferma all’apparenza, si rischia di darne un’interpretazione un po’ fuorviante. Anzitutto la sartoria di altissimo livello e il negozietto che cambia le zip sono identificati, per fini statistici e fiscali, dallo stesso codice Ateco, anche se sono ambiti molto diversi. L’unico incremento che c’è stato in questi anni riguarda le attività di piccole riparazioni, perlopiù gestite da stranieri».

A Milano, negli ultimi tre anni, le sartorie italiane a titolarità maschile sono calate del 5,4% (da 92 a 87), quelle gestite dagli immigrati hanno conosciuto un balzo del 18,1% (da 177 a 209), per un totale di 296 sartorie nel 2016. L’alta sartoria da uomo è a rischio per più di un motivo: «La crisi vocazionale dei giovani» ma anche «il calo della domanda» per i completi su misura e «la preferenza a cambiare abito ogni due anni, per sintonizzarsi alle esigenze della moda» commenta Accornero. Tiene meglio la sartoria femminile ma a «velocità distinta». Su un totale di 439 attività milanesi «rosa» nel 2016, quelle gestite da immigrate sono 284: + 23,5% rispetto al 2014 (230). Aumentano, seppure del solo 2,6%, anche le botteghe italiane: da 151 a 155. Per il numero uno dell’organizzazione degli artigiani è merito della «curiosità che i piccoli atelier suscitano fra un pubblico femminile attento a proposte originali, realizzate in modo non industriale».

 

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