Ebola, due medici a rischio in Lombardia: sono in quarantena

Paolo Setti Carraro e Chiara Manetti sono stati reimpatriati dalla Sierra Leone, dove lavoravano per un'associazione. Una violazione dei protocolli sanitari li ha esposti al rischio contagio ma per ora non manifestano i sintomi tipici del malanno

Il laboratorio all’ospedale Sacco

Il laboratorio all’ospedale Sacco

Milano, 24 ottobre 2014 - Sono misure di precauzione, ma intanto Paolo Setti Carraro e Chiara Maretti, chirurgo e ostetrica rimpatriati in Lombardia dopo aver lavorato in Sierra Leone (zona a rischio Ebola) staranno chiusi in casa per 21 giorni, la finestra di tempo nella quale si manifestano i sintomi di Ebola. I due hanno lavorato da giugno alla settimana scorsa con l'associazione 'Cuamm medici con l'Africa' a Pujeun, in Sierra Leone, uno dei tre paesi piu' colpiti dall'epidemia. Durante il lavoro, per una violazione dei protocolli sanitari non imputabile a loro, sarebbero rimasti esposti al rischio.

"Sono state prese misure di precauzione, perche' hanno un fattore di rischio in piu' di contagio, ma questo rischio e' basso. Per questo e' sufficiente che stiano in isolamento a casa, e non in ospedale". A dirlo all'Ansa e' Giorgio Ciconali, direttore del Servizio igiene pubblica dell'Asl di Milano. Per i due operatori sanitari la 'quarantena' terminera' tra il 5 e il 10 novembre: "Se fossero venuti a contatto diretto con malati o con fluidi infetti - conferma l'esperto - sarebbero stati messi in isolamento in una struttura ospedaliera; siccome i due hanno invece avuto contatti poco significativi con le fonti della malattia, quella che si sta adottando e' solo un'ulteriore precauzione". Gli esperti dell'Asl stanno monitorando costantemente Setti Carraro e Maretti, sia per via telefonica sia chiedendo loro di misurare costantemente la febbre, almeno 2-3 volte al giorno"Nella peggiore delle ipotesi, se si presentasse cioe' febbre alta e almeno un altro sintomo tra forte mal di testa, diarrea o vomito, sarebbero immediatamente trasferiti in un reparto di malattie attrezzato. Ma, personalmente, nel loro caso - conclude Ciconali - mi sento piuttosto tranquillo".

Il post sul profilo Facebook di Chiara MarettiIL SELFIE - Meno di un mese fa l'ostetrica Chiara Maretti, aveva rivolto ai suoi amici un messaggio spiritoso e rassicurante sulla sua pagina facebook: "Ecco - aveva scritto il primo ottobre pubblicando un selfie - cosi' ci credete tutti che sono viva, sto bene, non ho l' ebola e ho sempre la solita faccia da cazzo!!!". Chiara, che nelle informazioni sulla sua pagina social scrive di aver studiato all'universita' dell'Insubria e di essere originaria di Varese, ringraziava poi "tutti quelli che mi scrivono, provo a rispondere a tutti ma non sempre faccio in tempo! Vi adoro".

"PROCEDURA STANDARD" - Anche l'associazione Cuamm ribadisce che il periodo di isolamento è una ''procedura standard che si segue in questi casi''. I medici del Cuamm operano in Sierra Leone dall'inizio dell'emergenza Ebola. Il loro periodo di permanenza in loco e' di circa 3-4 mesi e i due operatori sanitari lombardi sono i primi ad essere rientrati in Italia per il previsto avvicendamento. Al rientro, chiariscono dal Cuamm, e' previsto un controllo da parte delle autorita' sanitarie che stabiliscono anche un 'livello di rischio': trattandosi di operatori di un contesto ospedaliero, pur avendo avuto contatti solo indiretti con i malati di Ebola, e' stato stabilito un 'rischio intermedio'. Per gli operatori che si occupano di altri aspetti, ad esempio la logistica, sottolinea il Cuamm, al rientro non e' invece prevista una procedura di questo tipo.

MANTOVANI: APPLICATE NORME MINISTERIALI  In Lombardia "non abbiamo fatto altro che applicare le linee guida ministeriali che prevedono che, qualora persone rientrino dai Paesi dove è in corso questa epidemia, siano trattenute a domicilio per un periodo, in modo che, se si dovessero sviluppare dei sintomi, non ci sia diffusione". Ha spiegato l'assessore lombardo alla Salute, Mario Mantovani. "C'è  la certezza che entrambe le persone derivano da ambiti non pericolosi, quindi è solo una misura precauzionale. In questo momento non c'e' pericolo", ha concluso Mantovani. 

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