Ebola, la guardia è alta in Lombardia: "Pronti a stringere i controlli"

L'assessore regionale alla Salute Mario Mantovani ha scritto al Ministro Beatrice Lorenzin: "Disponibilità a rafforzare i canali sanitari negli aeroporti" di Giulia Bonezzi

Il laboratorio all’ospedale Sacco

Il laboratorio all’ospedale Sacco

Milano, 15 agosto 2014 - Contro il virus che infierisce in tre Paesi poverissimi dell’Africa occidentale, e fa tremare il più popoloso del continente, la guardia è alta anche a Milano. Per prevenire ogni contagio, a cominciare da quello più probabile: la paura. Mercoledì è bastata una visita a sorpresa dell’assessore regionale alla Salute Mario Mantovani all’ospedale Luigi Sacco per allarmare alcuni lavoratori. La Fials ha diffuso un comunicato in cui si dice preoccupata per l’identificazione dell’ospedale come «centro di eccellenza per i potenziali portatori di tale patologia», si legge nel volantino che gira su Facebook. Il sindacato ha chiesto un incontro alla direzione su «addestramento, attrezzature e procedure da adottare», dal momento che «la diffusione di tale notizia potrebbe aumentare l’affluenza al pronto soccorso di persone potenzialmente portatrici del virus, magari provenienti da un viaggio in Paesi dove si è manifestato».

La direzione, aggiunge la Fials, ha risposto di aver comunicato col responsabile del pronto soccorso, dov’è sempre presente un infettivologo. Lo scenario meno improbabile è però che un eventuale malato di Ebola al Sacco arrivi su una delle sue ambulanze speciali a tre scompartimenti, dritto al reparto Infettivi dotato di un sistema di biosicurezza di livello 4, uno dei venti al mondo. E questa struttura è stata oggetto della visita dell’assessore Mantovani, dopo un sopralluogo a Malpensa. «Ho scritto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin - ha spiegato Mantovani - offrendo la disponibilità della Lombardia a rafforzare i canali sanitari negli aeroporti, e chiedendo alta attenzione del Ministero alle procedure in tutti gli scali soprattutto in vista di Expo, quando arriveranno venti milioni di visitatori». Il Ministro Lorenzin, ieri, ha ripetuto una volta di più che il rischio di contrarre Ebola in Italia «è veramente ridotto ai minimi termini, in un Paese ad alto livello di igiene e tecnologico come il nostro». La possibilità che il virus arrivi sui barconi che sfidano il Canale di Sicilia è la più remota: il periodo massimo d’incubazione, tre settimane, è molto inferiore alla durata del viaggio terra-mare da Guinea, Liberia, Sierra Leone e Nigeria. E l’Italia, oltre alle misure adottate negli aeroporti di tutto il mondo con controlli a terra e a bordo degli aerei da Paesi a rischio, ha lo scudo di Mare Nostrum. Dal 21 giugno i medici inviati sulle navi militari che soccorrono le “carrette” hanno controllato a bordo 33 mila persone.

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