Via Gola, io accerchiata dai pusher: bastano 6 minuti per avere la dose

È bastata una passeggiata per procurarci droga in una delle zone calde della movida di MARIANNA VAZZANA

Spaccio vicino via Gola

Spaccio vicino via Gola

Milano, 23 maggio 2016 - «Assaggia il nostro fumo». Come fosse una ciliegia al mercato. Per convincere un acquirente indeciso non c’è niente di meglio che allungargli la merce e fargliela provare direttamente. Il pusher di via Gola lo sa bene. Uno dei tanti, il primo ad averci agganciato sabato sera non sapendo di avere a che fare con una cronista e un fotografo muniti di telecamera nascosta, piccola come un bottone. Non sono neanche le 21, a spasso vediamo coppiette e gruppi di amici che trascorrono la serata sui Navigli nel primo weekend con temperature estive. Ci fermiamo sul marciapiede all’angolo con l’Alzaia Naviglio Pavese dove alcuni uomini, a prima vista nordafricani, marocchini e italiani, scrutano la strada con fare indolente. Chi in piedi, chi seduto su un gradino. Dopo neanche 30 secondi uno di loro richiama la nostra attenzione e subito passa la sua canna al fotografo. «Assaggia il nostro fumo». Hascisc. «Buono, questo è buono», dice lo spacciatore. E chiede subito soldi. Trenta euro, 2 grammi (anche se lascia intendere siano 20, forse approfitta intuendo di avere di fronte persone inesperte). Che merce ha da offrire? «Tu hai detto che hai anche coca? Quanto quella?», proviamo a chiedere. «Io faccio un grammo cento euro», è la risposta secca.

Da lì in avanti, il suo obiettivo è propinarci quella. Offre un mix di fumo e cocaina. Ma lo scambio in quel caso non può avvenire in strada, e lo fa capire: «Vieni con me su, in casa». Rifiutiamo. Fingiamo di dover chiedere conferma ad altri amici, coi quali abbiamo intenzione di passare una serata di divertimento. Nota tensione, nervosismo, e cerca di tranquillizzare chi ha di fronte. «Ti vedo un po’ strano. Stai tranquillo, cosa vuoi prendere?». Prova ancora a vendere qualcosa di “più forte” rispetto al fumo. Ma la nostra decisione resta quella. Ci accordiamo per 30 euro (che poi saranno 35). E paghiamo. Non abbiamo i soldi contati e lui si allontana per prendere il resto. Nel frattempo qualcuno del gruppo si sfoga, volano parolacce e insulti rivolti a una persona indefinita. E un altro della combriccola ci invita ad accomodarci sul gradino, «sedetevi tranquilli». Un terzo fa la vedetta a bordo strada. Quando il nostro pusher torna, con la merce e col resto, ci allontaniamo a passo svelto tenendo in tasca il bottino: un bastoncino e mezzo di hascisc. Due grammi all’incirca.

Sei minuti di conversazione. E nessuno che si sia accorto dello scambio. Nessuna pattuglia, nessun agente in borghese. È bastata una passeggiata per procurarci droga in una delle zone calde della movida, a pochi metri dal ponte che sovrasta il Naviglio Pavese tra le vie Gola e Lagrange. Sarebbe bastato un sì per avere anche cocaina, a dispetto dei proclami, dei controlli e degli interventi mirati che si sono susseguiti negli anni. La situazione, in via Gola, non è cambiata. Ce ne siamo accorti un sabato sera qualunque.

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