Studente precipita dal quinto piano e muore: tre soluzioni per un enigma

Certezze non ce ne sono. A un mese e mezzo dalla morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano 19enne in gita a Milano con la scuola per visitare Expo, la verità è ancora lontana di Mario Consani FOTO - Tragedia in hotel a Bruzzano / La vittima Domenico Maurantonio

Domenico Maurantonio il giovane liceale padovano precipitato da un hotel a Milano

Domenico Maurantonio il giovane liceale padovano precipitato da un hotel a Milano

Milano, 19 giugno 2015 -  Certezze non ce ne sono. A un mese e mezzo dalla morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano 19enne in gita a Milano con la scuola per visitare Expo, la verità è ancora lontana. Due giorni fa dagli ambienti investigativi è trapelato qualche scetticismo sulla possibilità di arrivare ad una ricostruzione sicura di quanto accaduto, scenario però almeno in parte corretto dopo poco da altre indiscrezioni. Il fatto è che finora, nonostante il lavoro della Squadra mobile e del pm Claudio Gittardi che ne ha coordinato le linee di azione, le diverse ipotesi prese in considerazione non hanno saputo rispondere agli svariati dubbi che di giorno in giorno, invece di diminuire, sono sembrati moltiplicarsi.

La mattina del 10 maggio scorso, una domenica, tra le 5.30 e le 7 di mattina, dopo aver bevuto molto insieme ai suoi compagni, Domenico è finito giù da una finestra del quinto piano dell’hotel Da Vinci di Bruzzano. Suicidio? Caduta accidentale legata a un malore? “Goliardata” insieme gli amici finita male? Lungo il corridoio di quel quinto piano Domenico ha lasciato tracce di feci, così anche sul davanzale della finestra da cui è caduto e persino sul muro esterno rasente al quale è precipitato. A terra, vicino al suo cadavere, c’erano le mutande e i suoi pantaloni corti. Sono caduti con lui o qualcuno li ha gettati prima o dopo? Era da solo Domenico quando è finito giù? Comunque la si interpreti, questa tragedia sembra senza senso: è mai possibile che i suoi compagni di stanza, ragazzi appena maggiorenni, se hanno visto qualcosa stiano tacendo (o mentendo) agli inquirenti da un mese e mezzo? Possibile però che nella stanza in cui si trovava in un letto insieme ad altri tre amici (per quanto mezzi ubriachi) nessuno si sia accorto che Domenico era uscito per un attacco di dissenteria? Anche questo sembra incredibile o quasi.

LA CADUTA ACCIDENTALE  - Era da solo alla finestra ma si è sentito male e poi è precipitato al suolo Ha fatto tutto da solo, ed è caduto senza volerlo. Se davvero è andata così, Domenico poco dopo essersi messo a letto insieme ai suoi compagni si è svegliato per un attacco di dissenteria. Saranno state al massimo le 6 di mattina, perché l’alcol che aveva bevuto (ha rivelato l’autopsia) non era ancora entrato in circolo. Si alza in fretta e al buio senza infilare le scarpe e gli occhiali (lui miope) però non entra in bagno ma apre la porta della stanza e si ritrova in corridoio. Una volta fuori non bussa per farsi riaprire, ma forse cerca una toilette sul piano e, non trovandola, finisce per liberarsi un po’ dappertutto sulla moquette. Poi, forse umiliato o sotto forte stress, apre la finestra e sale sul davanzale per prendere aria. È in grado di farlo nonostante l’alcol che ha in corpo? Una volta lì, forse Domenico ha un malore o un semplice giramento di testa. Fa un movimento sbagliato, poco lucido e senz’occhiali com’era, e finisce di sotto. Ma come mai cade “a piombo” rasente il muro, senza un gesto istintivo che possa aver deviato leggeremente la traiettoria della caduta? E davvero non lancia nemmeno un urlo o nessuno lo sente? O ha perso i sensi e per questo precipita a corpo morto? E ancora: è davvero possibile che, coricatosi Domenico nel mezzo di un letto matrimoniale occupato da altri due compagni, passati solo pochi minuti dall’ultimo bicchiere questi non si accorgano proprio di nulla quando l’amico si alza? E come finiscono di sotto, vicino al cadavere, i pantaloncini e le mutande del ragazzo? Se è da solo, l’unica spiegazione è che Domenico li tenga stretti in mano fino a un attimo prima di precipitare.

L’IPOTESI DEL SUICIDIO - Umiliazione troppo grande. Non ce l’ha fatta più a reggere alla vergogna Si è tolto la vita. Nessuno l’ha visto, ma al termine di quell’uscita affannata dalla camera e dopo essere stato costretto a liberarsi lungo il corridoio perché toilette, sul piano, non ce n’erano, Domenico non ce l’ha fatta più. È sconvolto. Una cosa del genere, a lui, non era mai capitata. Ha bevuto molto quella notte, decisamente troppo. Non è mai stato abituato a farlo, così si è sentito male. Una crisi improvvisa di stomaco, la necessità di alzarsi in fretta dal letto senza svegliare nessuno. Non ha preso nemmeno le scarpe e gli occhiali, e non è entrato in bagno perché un po’ si vergognava. Poi però una volta uscito in corridoio è stato peggio. Si accorge che non cè una toilette e non ce la fa più a controllarsi. Sporca un po’ dappertutto ma quando ha finito e gli sembra di stare un po’ meglio non ha il coraggio di bussare alla porta e farsi riaprire. Tutti di lì a poco capirebbero cosa è successo, anche i suoi amici, i professori, i suoi genitori. Domenico non riesce a sopportare un’umiliazione del genere e apre la finestra per prendere un po’ d’aria. Sale sul davanzale così, senza nemmeno infilarsi le mutande che si è tolto e una volta seduto lì si rende conto che quella nottata maledetta potrebbe lasciare una segno difficile da cancellare sull’immagine che gli altri hanno di lui. Non è lucido, anche lo sguardo è sfocato senza occhiali. Non l’ha visto nessuno ma tra poco qualcuno uscirà sul piano e allora cosà dirà? Domenico si lascia cadere all’indietro senza dire una parola. Ma se davvero è andata così, oltre ai dubbi già emersi, come mai il ragazzo aveva sotto le unghie tracce di Dna di un’altra persona? 

LA GOLIARDATA FINITA MALE - L’amico lo incitava: «Dai sali lì sopra». Poi è stato un attimo... Tutto avrebbe immaginato, fuorché di finire di sotto. Domenico ha bevuto troppo quella notte, insieme ai suoi amici. Hanno smesso solo tardi (o presto ormai), intorno alle 5.30. Neanche il tempo di mettersi a letto che avverte la necessità di andare in bagno. Lui e gli altri si sono buttati sul letto da poco, e quando il ragazzo si alza di corsa lo prendono in giro, tanto che si vergogna ad entrare in bagno. Domenico apre la porta del corridoio, preferisce cercare una toilette sul piano, ma non la trova. Uno dei suoi amici esce anche lui per vedere come va a finire la scena, e mentre Domenico non ce la fa più e si libera qua e là, quello ride ma senza fare troppo rumore a quell’ora. Quando l’amico ormai disperato si ferma, l’altro lo incita: «Dai, falla fuori dalla finestra...». E Domenico sale lì sopra, si accuccia, sporca anche il davanzale. L’altro gli si avvicina forse per scherzare o per aiutarlo a rientrare. Ma lo studente fa un gesto sbagliato, perde l’equilibrio sta per finire di sotto, l’altro cerca di fermarlo afferrandolo per le braccia o solo per le mani, una traccia del suo Dna finisce sotto le unghie di Domenico. Ma non ce la fa, l’amico vola di sotto ormai esausto. L’altro sotto choc sveglia i compagni, oppure no: è disperato ma capisce che ormai non si può far nulla e che se la storia viene fuori in quel modo sarà un disastro per tutti. Domenico è morto. Ma se è andata così, com’è possibile che un ragazzino appena maggiorenne possa tenere per sé questo segreto resistendo per un mese a mezzo a interrogatori di poliziotti, magistrato e avvocato? E se l’ha diviso con altri, come può essere che nessuno abbia avuto un minimo cedimento?   

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro