Il crollo del colosso "Direct Line": in strada contro 200 licenziamenti

Nuovo sciopero e trattativa a oltranza con il gruppo assicurativo

Il corteo dei lavoratori

Il corteo dei lavoratori

Milano, 14 giugno 2016 - Ingresso bloccato, presidio davanti ai cancelli e due ore di assemblea generale prima di scendere in strada. "No ai 200 esuberi", recitano gli striscioni dei dipendenti di Direct Line, il colosso delle assicurazioni che solo due anni fa aveva creato a Cologno Monzese un unico polo, riunendo i siti di Cinisello Balsamo e Milano Lambrate. Venerdì mattina la convocazione dei sindacati da parte dell’azienda e l’annuncio dei 200 esuberi sugli oltre 800 contratti a tempo indeterminato, molti dei quali milanesi: un taglio ogni quattro operatori. Ieri mattina il corteo per le strade della città, sotto le bandiere della Fisac Cgil, con lo sciopero che proseguirà anche oggi. Una giornata cruciale: si aprirà stamattina la vertenza tra sigle e società. "Lo scorso anno Direct Line è stata acquisita da Mapfre, multinazionale che si è comportata come tutti i grandi gruppi: compra e poi taglia – sottolinea Mario Coppi, Rsu –. Tutto questo senza che ci sia mai stato presentato un bilancio o un piano industriale. Si annunciano 200 esuberi senza pezze giustificative. Domani (oggi, ndr) vogliamo i numeri che giustifichino perché si arriva a decretare 200 esuberi". Ieri mattina l’assemblea dei lavoratori ha approvato un pacchetto di 40 ore di sciopero, da utilizzare a seconda di come andrà l’incontro con i vertici dell’azienda.

La sede unica di Cologno gestisce tutta la filiera delle polizze assicurative: amministrativi e call center per vendita, assistenza e sinistri. Una realtà giovane: 38 anni la media dei dipendenti, tutti a tempo indeterminato, con una maggioranza femminile e anzianità di servizio che arrivano anche a 15 anni. Direct Line auspica di siglare un accordo, tuttavia in modo unilaterale ha dato disdetta del contratto integrativo, vale a dire polizza sanitaria, ticket, permessi studio, permessi retribuiti, provvigioni in base alle procedure assicurative chiuse. "Da anni diciamo che bisogna diversificare il mercato e correggere il tiro – lamentano i lavoratori –. Non ci hanno mai ascoltato e ora ci raccontano che la crisi del mercato dei premi Rc auto ha fatto registrare una flessione del 20% negli ultimi quattro anni".

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