Giovedì 18 Aprile 2024

Dipendenti Province: sul destino di 2.681 assunti incombe la guerra dei bandi

Da un lato l’ordine di mobilità, dall’altro assunzioni. Entro il 31 marzo le province sono obbligate a prendere una delibera, individuando il 50% di personale "non indispensabile" di Tiziano Troianello

Il ministro Marianna Madia e il suo annuncio via twitter (nel riquadro)

Il ministro Marianna Madia e il suo annuncio via twitter (nel riquadro)

Milano, 23 gennaio 2015 - Un pranzo informale per cercare di capire cosa ne sarà del futuro dei loro dipendenti. I presidenti delle Province lombarde si sono dati appuntamento per oggi a Milano, lontano dalle canoniche sedi istituzionali, per parlare in modo conviviale delle novità emerse nelle ultime ore. Anche perché - dicono - ci sono molte cose che non tornano. In gioco c’è il destino del personale considerato in esubero: 19mila e 339 persone in tutta Italia e 2.681 in Lombardia. Dal Governo l’indicazione è quella di ‘alleggerirsi’ dell’attuale 50% del costo del personale.

Per Milano significa 449 esuberi, per Lodi 98, per Brescia 399, per Bergamo 299, per Varese 262, per Cremona 230, per Pavia 212, per Mantova 190, per Como 185, per Monza e Brianza 143, Lecco 121 e Sondrio 93. «Da un lato – riferisce il presidente della Provincia di Lodi, Mauro Soldati – la legge di stabilità appena approvata dice che per gli esuberi non ci devono essere più oneri a carico nostro e che la priorità degli altri organi dello Stato per coprire eventuali mobilità interne deve essere data ai nostri dipendenti in surplus. Dall’altra il bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 20 gennaio per la copertura di 1.031 posti nei tribunali e che è stato accompagnato dall’annuncio via twitter del ministro Madia («Mobilità sbloccata: 1.071 dipendenti pubblici verso uffici giudiziari dove c’era carenza personale. Priorità a quelli di province #riformaPA») recita che la priorità viene data alle persone già in comando ai tribunali (magari persone spostate in modo temporaneo e in carico a Comuni). Le due cose sono evidentemente in contraddizione».

 

Il presidente dell’Unione delle Province Italiane (Upi) Alessandro Pastacci (presidente della Provincia di Mantova) ha anche scritto al ministro Madia. «Siamo tutti impegnati in una intensa attività di collaborazione per consentire alle pubbliche amministrazioni di assorbire i circa 20.000 dipendenti delle Province che, secondo quanto stabilito dalle di Stabilità, dovranno essere dichiarati in soprannumero nei nostri enti – sostiene Pastacci –. È un obiettivo impegnativo, che ha bisogno di indicazioni certe da parte del Governo. Per questo chiediamo al Ministro Madia di ribadire, anche attraverso una circolare a tutte le amministrazioni pubbliche, la previsione della non onerosità del processo di mobilità per le Province e le Città metropolitane e l’obbligo a dare priorità nei bandi di mobilità al personale in uscita delle Province e delle Città metropolitane». Entro il 31 marzo le Province sono obbligate ad adottare una delibera in cui devono prevedere una riduzione del 50% del costo del personale. Lo devono fare individuando persone (il 50%) da assegnare alle funzioni fondamentali. I non fondamentali devono essere ricollocati entro due anni. Se ciò non avverrà scatterà, per loro, una mobilità all’80%. Dopo altri due anni, se non ricollocati, saranno licenziati. [email protected]