"Il dialetto lombardo è a rischio: usiamolo"

La Lega presenta una proposta di legge in Regione. Previsti 300mila euro di fondi in tre anni anche per l'osservatorio che definirà la grafia corretta

Un cartello in dialetto lombardo: Nuvedraa

Un cartello in dialetto lombardo: Nuvedraa

Milano, 15 gennaio 2016 - Trecentomila euro in tre anni per incentivare l’uso della lingua lombarda e i suoi dialetti tra i cittadini della regione. Il progetto di legge regionale 281 è stato spedito ieri alla prima commissione consiliare del Pirellone, che si occupa di programmazione e bilancio. «Promozione, tutela e conservazione della lingua lombarda e delle sue varianti», è il titolo della proposta che porta la firma di tredici consiglieri della Lega nord. L’obiettivo è «valorizzare l’identità culturale dei lombardi», a partire dall’idioma locale. Il lombardo, per l’appunto, che all’articolo 2 viene definito come «quella lingua plurare costituita da tutte le specifiche varianti utilizzate nel territorio della Lombardia e nei luoghi in cui essere sono state mantenute, e appartenenti al continuum Gallo-Romanzo-Cisalpino». Il «Libro rosso delle lingue in pericolo», pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura, annovera la lingua lombarda tra quelle «definitivamente in pericolo». Gli esperti dell’Unesco calcolano che oggi il dialetto da circa 3,5 milioni di persone, in un’area che comprende, oltre alla stessa Lombardia (salvo le aree più meridionali), anche la vicina provincia di Novara, il Canton Ticino e la Val Mesolcina e Sankt Moritz nel Canton Grigioni. La Lega propone di istituire un osservartorio regionale di 14 componenti, il cui primo compito sarà definire la corretta grafia del lombardo. E la Regione sarà tenuta a promuovere il bilinguismo, anche in internet e nella toponomastica.

I fondi saranno destinati alla conservazione e alla digitalizzazione di documenti in lombardo, alla promozione di libri ed eventi e alla creazione di un elenco di ricercatori e di associazioni. Per il consigliere del Movimento 5 Stelle, Stefano Buffagni, «sarebbe già un buon inizio se i leghisti cominciassero a parlare in italiano dei problemi concreti dei lombardi. In Lombardia manca il lavoro, il sostegno alle imprese e si tagliano servizi essenziali ai cittadini. Vogliamo parlare di questo?». Per il Partito democratico «parlare di bilinguismo lombardo-italiano non ha senso». Scettico anche il linguista Luca Serianni, interpellato dal Giorno: «La definizione svicola il problema, la lingua lombarda mi sembra un’astrazione». Per l’assessore regionale alle Culture, Cristina Cappellini, il provvedimento «si inserisce nel percorso di valorizzazione del patrimonio identitario lombardo». 

luca.zorloni@ilgiorno.net

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