Quell’Ufo caduto a Milano e subito nascosto dai fascisti

Tre telegrammi testimoniano il misterioso caso del 1933 di GABRIELE MORONI

Ufo caduto (illustrazione generica)

Ufo caduto (illustrazione generica)

Milano, 15 novembre 2015 - Un giorno di giugno del 1933 una navicella spaziale precipita vicino a Milano. Il termine Ufo (acronimo di Unidentified flying object) deve ancora essere coniato, ma il crash imprevisto anticipa i tempi e spiazza le autorità fasciste. Il 13 giugno è una giornata frenetica. Telegrammi perentori tempestano i gangli vitali dello Stato. L’ordine è di ignorare l’accaduto, pena il deferimento al tribunale speciale. Il giorno dopo il questore di Milano, Pietro Bruno, cede il posto a Gaetano Laino, questore di Trieste. Il 24 giugno il federale Erminio Brusa viene sostituito da Rino Parenti.

TOP SECRET Il telegramma sugli ordini di Mussolini e il messaggio sull’RS/33

Torniamo ai telegrammi. Sono tre, ritrovati e pubblicati da Roberto Pinotti, presidente del Centro ufologico nazionale, e Alfredo Lissoni. Portano la dicitura “Riservatissimo”, sono firmati Dir Gen Affari speciali e provengono dall’ufficio telegrafico di Milano. La data è il 13 giugno 1933. Un altro telegramma, non recuperato dagli ufologi ma al quale accennano gli altri tre, sarebbe stato spedito alle 7.30 per informare dell’atterraggio di un’aeromobile non convenzionale. Il primo telegramma (inviato alle 16) suggerisce come versione di comodo da dare in pasto alla stampa la caduta di un meteorite. Il secondo (ore 17.07) informa che il Duce in persona ha disposto «immediato dicesi immediato arresto diffusione notizia relativa at aeromobile natura et provenienza sconosciute», l’“istantanea rifusione” dei piombi dei giornali “recanti detta notizia”, il deferimento al tribunale di Sicurezza dello Stato per i trasgressori. Il terzo dispaccio (privo di orario) ribadisce gli ordini imperativi e la versione ufficiale del meteorite.

TOP SECRET Il telegramma sugli ordini di Mussolini e il messaggio sull’RS/33

I telegrammi recano tutti una sigla che parrebbe una “f”. La stessa sigla che conclude una lettera con l’intestazione dell’Agenzia Stefani (l’Ansa dell’epoca) indirizzata a un imprecisato Alfredo, forse un giornalista. Si accenna al caso legato a un certo Moretti «del quale non si può parlare che a quattr’occhi data la delicatezza e la particolarità della vicenda». Un suggerimento per Alfredo: «Se mi chiedi un consiglio, eccolo: non dire a nessuno - ripeto a nessuno e ciò comprende i parenti più stretti - quanto hai visto. Nessun giornale pubblicherebbe un rigo, tantomeno noi Stefani!».

Interessante un passaggio successivo: «Il Gabinetto SS/33 è ormai un ente autonomo e nessuno può scriverne senza le indicazioni opportune». Si fa riferimento al Gabinetto RS/33 (RS sta per ricerche speciali), il gruppo segreto di studiosi che Mussolini avrebbe raccolto per indagare sui velivoli spaziali. Un Aldo Moretti indicato come “funzionario della D.O.” (direzione operativa?) figura nel numero del 6 settembre 1940 di “Zic”, bollettino parasatirico della Siai Marchetti di Sesto Calende. L’indicazione del grande complesso varesino, che realizza gli apparecchi da combattimento per le guerre mussoliniane, è importante. L’Ufo che turba i sonni dei potenti in orbace potrebbe essere stato ricoverato e nascosto proprio lì. Alcuni elementi lo fanno pensare. Il 17 marzo del ‘43 un capannone dello stabilimento di Vergiate viene dato alle fiamme. Qualche giorno dopo un commando (partigiani?) tenta di distruggere alcuni aerei pronti al decollo. Il 3 maggio, a Borgomanero, viene devastata una cabina elettrica della Siai. La Guardia nazionale repubblicana denuncia alcuni elementi già entrati in clandestinità. Fra questi “certi Moretti e Tiferi da Sesto Calende”. Il nome Moretti entra per la terza volta nella nostra storia: la prima come protagonista o testimone di un evento straordinario, la seconda come dirigente della Siai, adesso come pericoloso partigiano.

Una curiosità e un interrogativo. Lo stabilimento di Sesto Calende è risparmiato dai bombardamenti alleati. Quello di Vergiate, distante solo pochi chilometri, viene colpito ben nove volte. C’era qualcosa in uno degli hangar di Sesto Calende? Qualcosa che doveva essere preservato? Se c’era, è sparito.

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