Via ai lavori di restauro per salvare la tunica di Sant'Ambrogio

La reliquia del santo patrono è stata liberata dal pesante pannello protettivo in vetro che rischiava di rovinarla irrimediabilmente

La basilica di Sant'Ambrogio a Milano

La basilica di Sant'Ambrogio a Milano

Milano, 12 aprile 2017 - Tolto il pannello protettivo, la tunica di Sant'Ambrogio è pronta per i lavori di restauro. La delicata operazione sulla reliquia che, secondo la tradizione, sarebbe appartenuta al santo patrono di Milano vissuto nel Trecento, è stata condotta nell'archivio dell'omonima basilica, trasformato in laboratorio dove si è messo al lavoro un team guidato dall'archeologa tedesca Sabine Schrenk, dell'Università di Bonn.

La tunica di seta di Sant'Ambrogio è stata liberata dal pesante pannello di vetro protettivo che rischiava di danneggiarne le fibre. Il panello, di circa 80 chili, la ricopriva dal secondo Dopoguerra e di fatto ne impediva il restauro. Inoltre, il tessuto aveva formato alcune onde e il peso del vetro rischiava appunto di danneggiarne le fibre. Di fronte a questo pericolo, Sabine Schrenk ha predisposto un piano di intervento insieme alla restauratrice di tessuti antichi Ulrike Reichert, con cui aveva già collaborato per il restauro di altri tessuti di seta conservati nella basilica. Il piano è stato quindi concordato con il ministero dei Beni culturali, l'abate Erminio de Scalzi, monsignor Biaggio Pizzi e l'architetto Carlo Capponi dell'ufficio diocesano per l'arte sacra e i beni culturali e Antonella Ranaldi, soprintendente ai beni archeologici della Città Metropolitana di Milano.

La tunica con il suo vetro è stata "impacchettata" tra due tavole di legno e trasferita con cura nell'archivio della basilica, dove gli addetti hanno cominciato a sollevare delicatamente il vetro usando delle maniglie a ventosa mentre Reichert separava le fibre di seta adese con un bastoncino piatto. L'operazione è stata condotta centimetro quadrato per centimetro quadrato: un lavoro lungo e minuzioso, considerando che il tessuto è grande 170 x 280 centimetri. La reliquia è diventata così accessibile per il restauro e sono ora in corso indagini, in collaborazione con il Mibact e l'università di Bonn, per approfondire lo studio materico delle fibre e la tecnica di tessitura. 

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