Sophie Kinsella a Tempo di Libri con "La mia vita non proprio perfetta"

Intervista all'autrice del bestseller "I love shopping"

Sophie Kinsella

Sophie Kinsella

Milano, 23 aprile 2017 - In ciascuna delle sue eroine c’è un pezzettino di lei, anche nella Katie del suo ultimo libro “La mia vita non proprio perfetta” (Mondadori): ci sono i sogni ad occhi aperti, il doppio nome e pure il suo ottimismo contagioso. Sophie Kinsella oggi è stata ospite di “Tempo di Libri”, la prima fiera dell’editoria milanese, dove ha portato con sé la sua ultima fatica e la sua Jane Austen.

Come nasce l’ultima avventura?

“I miei occhi sono due radar, non posso fare a meno di guardarmi in giro e descrivo quello che è attorno a me, gente che fa shopping, gente che lavora troppo. Ultimamente nei miei vagabondaggi ho notato questa ossessione della vita online, tutti abbiamo questo sogno di far fronte alla nostra proiezione di noi stessi, alla nostra immagine, che poi ci crea anche insicurezza”.

Essere o apparire, questo è il problema.

“Penso che l’unico modo per essere equilibrati sia essere quello che si è, senza nascondersi dietro allo schermo. Katie è un esempio di quello che accade oggi: quando perde la stabilità economica invece di preoccuparsi e cercare aiuto fa finta di nulla e fa la splendida. Postando su Instagram bugie perché non riesce ad ammettere a se stessa la verità”.

Qual è il suo rapporto con i social?

“Odio e amore. Amore perché posso connettermi con i miei lettori, prima le lettere ci mettevano mesi ad arrivare. Ma mi sento in colpa quando giro e penso al selfie più bello che posso farmi e butto via i più brutti. Torna il tema dell’immagine. Bisogna fare un passo indietro”.

Nel libro c’è anche il sogno londinese e il problema del precariato.

“È un libro sul potere delle donne, fra le donne. Ho messo le difficoltà della vita a Londra ma senza stigmatizzare, raccontando come sia meravigliosa: Katie ne percepisce come me storia, movimento, fermento ma è colpita dal rialzo inaudito dei prezzi. Mantenerti il lavoro e fartelo pagare come si deve è spesso una battaglia. Ho rappresentato ciò che vedo, leggo e sento dando ai lettori la possibilità di trovare affinità senza deprimersi. La scena iniziale della pendolare è vera. Sono stata quella ragazza lì, schiacciata come una sardina sul treno, per tantissime volte. Ho trasformato il disagio in commedia”.

Com’è avere una vita non proprio perfetta?

“A me ha fatto molto bene scriverlo. Sono sempre stata una perfettina. Ora sono molto più accomodante. Quando sono partita, per esempio, avevo in mente un vestito. Ma poi mi sono accorta che avrebbe fatto le grinze, non potevo portarlo in volo. Un tempo sarei andata in crisi e diventata isterica. Adesso…  Non muore nessuno”.

Porta a Milano anche la sua Jane Austen. È stato amore o lento innamoramento?

“Jane Austen è ovunque nel mio mondo. La prima volta che mi sono innamorata di lei è stato con Emma. Ho riletto tutti i suoi libri. Ogni volta trovo cose piacevoli e differenti. C’è il lieto fine ma ci sono tensioni inaudite che non ti fanno mettere giù il libro fino all’ultima pagina. In Ragione e Sentimento alcuni personaggi non si redimono mai. Vorresti un’epifania che non arriva. E allora corri a prendere il libro successivo. Quando uno la legge per la prima volta l’ostacolo è la lingua, con i periodi così lunghi, ma poi ti accorgi che si allungano anche i tuoi pensieri. Ha una voce unica, amica, quasi confidenziale”.

Il personaggio di Jane Austen che sente più vicino?

“Mi piacerebbe essere come la signora Bennet, amo il suo atteggiamento nei confronti della vita. È una persona brillante e intelligente, riesce a ridere sempre sopra a tutto”.

E fra le sue eroine?

“Tutte hanno qualcosa di me, anche le mie ossessioni. Nel libro finiscono anche un divano, un paio di scarpe che mi piacciono. Ma forse direi Becky (“I love shopping”, ndr) perché ho passato con lei molto tempo, non si può non volerle bene”.

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