“Secret Sharer”, finalmente in Italia l’inedito da Conrad

Dal 21 al 28 agosto 2017, l’Oberdan mette in cartellone “Secret Sharer” (2014): l'opera di Conrad secondo il polacco Peter Fudakowski

'Secret Sharer'

'Secret Sharer'

20 agosto 2017, Milano - Tratto dal racconto “Il compagno segreto” di Józef Teodor Nalecz Konrad Korzeniowski, alias Joseph Conrad. Ma c’è una differenza sostanziale. Mai distribuito in Italia, ora meritevolmente in cartellone (dal 21 al 28 all’Oberdan) a cura di Fondazione Cineteca, “Secret Sharer” (2014) secondo il polacco Peter Fudakowski è un’avventura che oggi si svolge nel nome della libertà e dell’amore, mentre nell’originale conradiano l’incontro ha una valenza simbolica psicologica forte. Abbandonato in un porto cinese dalla ciurma, che lo sospetta di una truffa assicurativa, il capitano Konrad (nomen omen) si trova bloccato sul suo cargo assai male in arnese. Gli cambia la situazione Li, una bellissima ragazza occhi a mandorla fuggiasca. È inseguita dalla polizia, ma in fondo innocente. Konrad la nasconde nella sua cabina, la protegge e condivide con lei cibo e vita quotidiana. Così il rapporto si sposta e sarà Li ad aiutarlo a ritrovare autorevolezza tra i marinai...

Oltre al soggetto, è la stessa produzione a muoversi alla ricerca di emancipazione e libertà, come spiega Fudakowski, che conosciamo come produttore britannico di successo (“Tsotsi”): «Per tre anni abbiamo aspettato il visto del ministero a Bejing. Quando abbiamo saputo che il permesso era condizionato da alcuni sostanziali cambiamenti di sceneggiatura ci è crollato il mondo addosso. È stata una delle più difficili decisioni della mia vita rifiutare l’offerta del ministro. Con un colpo di fortuna siamo poi riusciti a girare nel Golfo di Thailandia, realizzando il film che volevamo fare». Nel libro di Conrad, giova saperlo per impegnarsi, e divertirsi, in confronti inevitabili, il capitano salva dalle acque un uomo accusato di omicidio in una rissa e subito gli è evidente la somiglianza con se stesso. Il rischio è in fondo lo stesso. Come nel romanzo, il capitano del film, se fosse scoperto, finirebbe alla pena di morte.

La vera differenza tra romanzo e film, come succede in ogni trasposizione, sono le parole, il clima letterario, le immagini sollecitate. In Conrad siamo a questo livello, forse inarrivabile: «Essa galleggiava sul punto di partenza di un lungo viaggio, immobile in seno a un’immobilità immensa, con il sole al tramonto che ne proiettava lontano a oriente le ombre dell’alberatura. In quel momento in coperta ero solo. Non c’era alcun rumore nella nave e intorno a noi nulla si muoveva, nulla viveva, né una canoa sull’acqua, né un uccello nell’aria, né una nube in cielo. In questa pausa di bonaccia all’inizio di una lunga traversata la nave ed io sembravamo vagliare la nostra attitudine ad un’impresa lunga e ardua, a quel compito assegnato alle nostre due esistenze, da assolvere lungi da sguardi umani, avendo il cielo e il mare come unici testimoni e giudici».

Silvio Danese

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