La schiscetta va al museo. E diventa un oggetto cult

In Assolombarda un pezzo della nostra storia

La schiscetta Caimi

La schiscetta Caimi

Milano, 13 gennaio 2018 - La schischetta, come la Gioconda. Nell’atrio di Assolombarda, via Pantano 9, il portavivande brevettato da Caimi nel 1952, gioiellino in alluminio naturale derivato dalla meccanica automobilistica, sofisticato manico ricurvo che preme sul coperchio sigillandolo ermeticamente, si ammira per tutto gennaio. In una teca del Cavalier Goppion, vetraio titolare dell’azienda fondata a Milano nel 1952, ora a Trezzano sul Naviglio, leader mondiale nella fornitura di allestimenti museali. Suoi gli scrigni antikalashnikov per i gioielli della Corona alla Torre di Londra, e per la Monna Lisa del Lovure.

Con l’esposizione della schiscetta, Palazzo Assolombarda diventa «museo temporaneo», grazie al progetto che racconta le più belle avventure dell’imprenditoria italiana: «Forse non tutti sanno che... ». In visione, ogni mese, oggetti simbolo. Icone che hanno anticipato i bisogni di una società in rapida evoluzione, in fuga dalla guerra e dalla fame. E forse non tutti sanno che tuttora 7 italiani su 10 (dati di Polli Cooking Lab) adottano la modaiola «schichic» o «lunch box». Operai, impiegati, imprenditori. Meglio, per vari motivi, portarsi il pranzo da casa. E forse non tutti sanno che, all’asilo, se lo portava pure l’attuale presidente di Assolombarda, il cinquantunenne Carlo Bonomi. Consapevole che nella storia, soprattutto economica, contano più dei fatti immateriali quelli materiali, seppur dimessi, sceglie storicamente la prospettiva della continuità: «Mettiamo in mostra due aziende all’avanguardia, esemplari PMI. Ricordando che nel 2017 il 76% del fatturato, le Piccole Medie Imprese lombarde l’hanno realizzato all’estero, in particolare il 56% in ambito extraeuropeo».

La storia, dicono i grandi storici, è l’uomo. E la storia l’ha fatta anche Renato Caimi. «In una fredda giornata sul finire del 1949, mentre viaggiava a bordo di un tram, ebbe l’idea di un contenitore adatto a trasportare il pranzo da casa dopo aver visto un operaio, al centro della carrozza, perdere l’equilibrio e rovesciare un pentolino...». Dalla gavetta militare alla meneghina schiscetta (riduttivo vezzeggiativo di «schìscia», morosa). O «pietanziera»: nelle novelle pubblicate nei primi anni Sessanta sull’Unità, organo del Partito Comunista Italiano, Calvino la fa svitare dal manovale Marcovaldo, deluso perché la moglie Domitilla gli mette gli avanzi della sera. Una storia del secolo scorso illustrata anche nella mostra «Pausa pranzo. Cibo, industria, lavoro nel ‘900», alla Fondazione Dalmine (provincia di Bergamo).

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