Sant’Aquilino, bellezza ritrovata nella basilica di San Lorenzo / FOTO

Il sogno di un parroco diventa realtà

Un particolare della volta

Un particolare della volta

Milano, 13 febbraio 2018 - Il patrono dei facchini, Sant’Aquilino, riposa a Milano nella cappella imperiale della basilica di San Lorenzo. Dove una squadra di facchini l’aveva portato, sollevandone il corpo martirizzato e abbandonato su una roggia. «Non esiste in tutto il mondo una chiesa più bella», riconosceva Benzo, vescovo d’Alba.

Nell’XI secolo pregava l’imperatore di restaurare questa basilica «fatta di porfido e d’oro», edificata tra il IV e il V secolo. Vari interventi si sono resi necessari. Nel X secolo, 1071, 1124 e 1573, la cupola è crollata. Ieri, il parroco, monsignor Gianni Zappa, ha presentato un piano di restauri - costo complessivo 2 milioni di euro, di cui 600mila euro per la cappella di Sant’Aquilino - che intende finanziare anche con un volantinaggio. Sensibilizzando i devoti alla bellezza come quei trasportatori: «Si erano presi cura del cadavere di un sacerdote tedesco di Würzburg, venuto a predicare nella città di Ambrogio, e trafitto alla gola dagli eretici nel 1018. Dopo mille anni - informa - 80 pellegrini, assessori compresi, sono arrivati da Würzburg, a inginocchiarsi davanti alle spoglie di Aquilino. Per lui, l’arcivescovo Carlo Borromeo nel 1581 aveva voluto un’urna d’argento e cristalli di rocca». Ma quel che lasciava senza fiato i facchini, nel varcare la soglia della cappella, era ben più abbagliante: l’ingresso alla Città Celeste. Dove regna un Cristo giovane e senza barba. «Splendide figure», i personaggi raffigurati nei mosaici delle parti alte.

Lo conferma un cronista ancora nel XIV secolo. Né ha dubbi Claudia Tedeschi, incaricata del restauro. Ha raccolto testimonianze, incrociato dati, fatto prelievi, diagnosi: «Nel tempo, inevitabilmente, le tesserine sono state sostituite. Ma resta moltissimo di originale, nella pur modesta porzione superstite. Incantevole, nella nicchia est, il pastore che indica i suoi occhi increduli per la visione sopra di lui. Cielo d’oro e nuvole striate di rosso. Una quadriga trainata da cavalli bianchi. Il Cristo-Sole vittorioso sulla morte». L’anonimo architetto della cappella aveva fatto in modo che i raggi del sole, il giorno di Natale, entrassero in corrispondenza del mosaico della quadriga e, secondo la tradizione, indicassero il luogo di sepoltura privilegiato dell’imperatore. Come tuttora si vede il 25 dicembre. Da migliorare c’è però «la percezione di quanto sia straordinario tutto lo spazio di san Lorenzo». Lo chiede la soprintendente Antonella Ranaldi. E l’architetto Giorgio Ripa, oltre a occuparsi di serramenti e infiltrazioni, avrà il suo bel da fare, «nel rispetto del denaro pubblico», e utilizzando solo led e nuove cromie degli intonaci, a restituire l’effetto del perduto, totale, arredo marmoreo e di mosaici, immensa costruzione di luce.

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