Matteo, 12 anni, pianista da record: si esibirà per l’istituto Mario Negri

Matteo Pomposelli si è esibito anche alla Carnegie Hall di New York

Una delle esibizioni al piano di Matteo Pomposelli

Una delle esibizioni al piano di Matteo Pomposelli

Milano, 23 maggio 2017 – A 12 anni ha già avuto il privilegio di esibirsi alla leggendaria Carnegie Hall di New York dove hanno suonato solo i più grandi, da Arturo Toscanini ai Beatles. Martedì 30 maggio, dalle 20, il giovanissimo «virtuoso» del piano, Matteo Pomposelli, arriva a Milano per un concerto straordinario all’Istituto Mario Negri in via La Masa 19. L’iniziativa, promossa dall’associazione «Amici del Mario Negri», include una cena ispirata alla primavera (contributo minimo 70 euro, prenotazioni entro il 26 maggio, per info 02/39014315). L’obiettivo? Mettere a disposizione borse di studio a giovani laureati che vogliono diventare ricercatori.

Matteo è un vero enfant prodige: è stato decine di volte vincitore di prestigiosi concerti pianistici nazionali e internazionali, fino in America. Nel 2015 è volato a Parigi a ritirare il “Gran Prize Virtuoso”. L’anno dopo, a Roma, sua città natale, vince il prestigioso premio “Maison des artistes” per «la sua tecnica virtuosistica, la raffinata qualità del suono e l’eccezionale maturità musicale» si legge nelle motivazioni. La tua trasferta milanese ha però questa volta un significato diverso… «Sono lusingato di aver ricevuto l’invito dall’Istituto Negri. Vorrei aiutare, nel mio piccolo, il mondo della ricerca italiana».

Come è nata la tua passione per il pianoforte? «Ho iniziato a studiare a 7 anni. Spinto da mio padre Alessandro, che suona anche lui il piano ma da autodidatta. Mi ricordo che mi insegnava le note mentre mi accompagnava in auto alle lezioni di calcio e piscina. Per due anni ho portato avanti sia lo sport che la musica. A 9 anni ho preso la decisione».

Quale? «Mi era chiaro cosa volessi fare da grande: il pianista».

Hai fatto tanti sacrifici per diventare un numero uno... «Non parlerei di sacrifici. Quando suono provo emozioni continue e gioia. È più un divertimento che un peso. Ad ogni modo da lunedì a venerdì mi esercito al pianoforte dalle 16 alle 20. Poi dopo cena faccio solfeggio, e i compiti. Sabato e domenica, dato che non vado a scuola, mi «alleno» anche la mattina e nel pomeriggio. Ma con vero piacere. Un poco è merito del mio insegnante a cui sono molto legato, è il grande pianista cubano Marcos Madrigal».

Fra i tanti riconoscimenti quali ti hanno emozionato di più? «Il premio internazionale Maison des Artistes all’università La Sapienza. E il concerto a New York, in una sala pienissima».

I tuoi compositori preferiti? «Chopin, un romantico come me. E poi Mendelssohn che suonerò a Milano, fra gli altri, con Mozart e Bach»

Ti piace il rap? «Non mi dice proprio nulla. Io ascolto solo musica classica, su cd. Neanche i social network mi entusiasmano…»

A Milano sei già stato per ritirare un premio, l’International Piano Competition. Ti piace la città? «L’ho vista due volte. E ogni volta mi colpisce la sua eleganza...».

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