Jais dirige Bach in Duomo: mi appassiona la Passione

Stasera all’Auditorium, domani gratis in cattedrale

Ruben Jais dal 2007 sale sul podio nella Settimana santa

Ruben Jais dal 2007 sale sul podio nella Settimana santa

Milano, 11 aprile 2017 - La prima è questa sera, all’ Auditorium, ma la grande serata è fissata per domani, in Duomo. La Passione di Bach (secondo Matteo e secondo Giovanni, in alternanza) che la Verdi riserva alla Settimana Santa, è una tradizione quasi ventennale ma tradizione è oramai anche l’esecuzione nella cattedrale, inaugurata nel 2014, in collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo, il Comune di Milano e il Rotary Club. L’opera sarà eseguita dall’Ensemble laBarocca diretto da Ruben Jais, dal Coro sinfonico di Erina Gambarini e dal Coro di Voci bianche de laVerdi di Maria Teresa Tramontin. Solisti Céline Scheen, Pascal Bertin, Moritz Kallenberg, Nathan Vale, Simon Schnorr, Lukáš Zeman. Viola da gamba Cristiano Contadin e Marco Casonato. Ruben Jais, come ama definirsi lui stesso, è “quello della Passione”. Milanese, approdato a laVerdi nell’anno della sua fondazione (1998), ne è oggi direttore residente e responsabile della attività artistica. È anche fondatore dell’Ensemble laBarocca e direttore musicale della Mailänder Kantorei, fondazione legata alla comunità tedesca di Milano.

Maestro Jais, è una vera passione, la sua, per la passione...

«Alla Verdi dirigo le Passioni dal 2007, quando ripresi la tradizione instaurata da Riccardo Chailly. La mia prima l’avevo diretta nel 2001. Sì, adoro Bach».

Quest’anno è la Matthäuspassion, la più nota, ma anche la più austera. Come mai Mendelssohn, il primo a rilanciare Bach nell’Ottocento, non propose quella secondo Giovanni, di tre anni precedente e più corrispondente ai gusti romantici?

«La partitura che Mendelssohn “scoprì” era quella secondo Matteo. Proprio per adeguarla all’epoca romantica, ci mise le mani, tagliò i recitativi, ritoccò altre pagine… Fece in verità una sorta di scempio, ma con il grandissimo merito di averla riportata alla luce, il che permise in seguito di ripristinarne la versione originale. La Passione secondo Giovanni fu riesumata anni dopo».

Lei ha una preferenza tra le due?

«Da giovane preferivo quella di Giovanni, più passionale, con cori più belli e potenti (fu criticata perché ritenuta teatro e non sacra composizione). Ma sono tornato a questa di Matteo, più intellettuale e raffinata, di rigore assoluto. Tre ore circa di straordinaria imponenza. I testi passano dall’azione alla religione alla filosofia. Ne rimango sempre profondamente toccato. Io, agnostico, finirò per diventar credente…».

Auditorium di Milano, largo Mahler, stasera alle ore 19.30 (replica venerdì 14), euro 42-16. In Duomo domani alle 19.30, ingresso libero fino esaurimento dei posti. Tel. 02.83389401/2/3, on line: www.laverdi.org o www.vivaticket.it.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro