Piccolo Teatro Strehler, va in scena 'Ifigenia, liberata'

Il dramma metateatrale di carmelo Rifici

Ifigenia Liberata

Ifigenia Liberata

Milano, 27 aprile 2017 - Una lunga (lunghissima) scia di ultraviolenza. Neanche fossimo in Arancia Meccanica. Ma non è su questo che si fonda la storia dell’uomo? Homo homini lupus. Per un tema dall’evidente contemporaneità. Su cui da tempo s’interroga Carmelo Rifici insieme ad Angela Dematté. Non è la prima volta che il direttore della Scuola del Piccolo (e della sezione Teatro del Lac di Lugano) collabora con la drammaturga trentina. Ma qui la sfida muove addirittura dagli Atridi. Per arrivare a toccare una lista lunga così di titoli e autori su cui poggia il pensiero occidentale: Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, ovviamente Euripide, Antico e Nuovo Testamento, Nietzsche, Girard, Giuseppe Fornari. Nasce così “Ifigenia, liberata”, nuova coproduzione fra Milano e il Canton Ticino, da stasera al Piccolo Teatro Strehler.

Progetto imponente. A partire dal cast, composto da Caterina Carpio, Giovanni Crippa, Zeno Gabaglio, Vincenzo Giordano, Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Igor Horvat, Francesca Porrini, Edoardo Ribatto, Giorgia Senesi e Anahì Traversi. Lei nei panni della povera Ifigenia. Ovvero la più bella delle figlie di Agamennone. Cosa che le permette di vivere l’infanzia con un certo agio. Ma diventa molto (molto) scomoda se la spedizione greca che guida il babbo non riesce nemmeno a salpare verso Troia. Artemide si è infatti offesa a morte per una stupidatina. E ora per sbloccare la situazione chiede al generale di sacrificare la figliola. Cosa succederà? Questo il mito. La narrazione. Ma qui si va oltre, visto che non siamo nel cartone animato di Pollon. Partendo da un approccio quasi metateatrale. Sul palco una compagnia si interroga su come portare in scena Ifigenia. E da lì si apre alla riflessione sulla violenza, l’uomo, la storia e le arti.

«In una sala prove – spiega Rifici – un regista e un drammaturgo provano ancora a indagare il Mito degli Atridi, il sacrificio di Ifigenia. Schiacciata dal volere paterno, contagiata dalla follia del popolo, Ifigenia sembra non poter uscire da un destino senza speranza in cui solo il sangue di un innocente può placare la violenza della folla. Non solo gli Atridi, ma tutto l’Occidente ne porteranno il fardello. Le parole di Atena che chiudono l’Orestea, il suo delegare agli uomini la responsabilità attraverso leggi condivise, non hanno ancora portato a una soluzione. Eppure c’è una parola che potrebbe fermare l’ingranaggio infernale, ma è troppo scomoda da pronunciare, troppo pericolosa per l’antico desiderio dell’uomo di sopraffare». Sarà l’amore? Sarà la pace? Nell’attesa ci si confronta ancora una volta con gli Atridi e le loro maledizioni. Recentemente Latella ci ha costruito sopra “Santa Estasi”, un capolavoro che arriverà anche al Piccolo. Ma intanto la palla passa a Rifici. Qui nelle profondità del mito. Dopo le cechoviane ossessioni di Treplev e Nina nel “Gabbiano” dello scorso anno.

Da oggi al 7 maggio al Piccolo Strehler. Info: 0242411889.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro