"Confesso che ho stonato". Le canzoni amate da Gianni Mura

Il giornalista e scrittore ha tradito un’altra volta il suo grande amore, lo sport, per raccontarsi in musica

Gianni Mura

Gianni Mura

Milano, 23 maggio 2017 - Quando andrete in libreria ad acquistarlo – perché è un libro che va acquistato, per leggerlo, non solo per regalarlo a Natale al medico di base: tenero e colto, misurato ed eccessivo –, fate bene attenzione: titolo e autore, tutti e due, “Confesso che ho stonato” di Gianni Mura. Perché, a parte l’eterno “Confesso che ho vissuto” di Pablo Neruda, lo stesso titolo lo diede quattro anni fa alla sua “vita da Pooh” Stefano D’Orazio. Guarda caso, i Pooh sono un gruppo che Mura non cita nel pur lunghissimo elenco di chi gli “ha regalato emozioni con le sue canzoni, una sola oppure tante”. Già, perché Gianni Mura ha tradito un’altra volta il suo grande amore, lo sport, per raccontarsi in musica. Con la stessa passione. Tanto che il suo “Confesso che ho stonato” si è meritato di inaugurare “Note d’autore”, nuova collana di Skira diretta da Michele Serra, Gianni Biondillo e Mario Tonti. E verrà presentato oggi alle 18.30 all’Osteria del Treno da Ricky Gianco, Gianfranco Manfredi e i Sulutumana.

Libro colto e tenero, abbiamo detto. Colto: «Il dibattito su poesia e canzone è antico ed è stato riproposto dal Nobel per la Letteratura assegnato a Bob Dylan, tra molti consensi e altrettanti dissensi». Una soluzione la offrì Pierre Seghers, uno dei creatori della “negritudine”: «La canzone non è sorella minore né maggiore della poesia. Fa parte, allo stesso titolo, dei tesori di una lingua». E libro tenero: «Quella canzone di Jannacci è da brividi, è disperatamente dolce e si può immaginarla solo in bianco e nero. È la vecchia “Dona che te durmivet”: lui, il marito? non importa, le aveva promesso di portarla al cine, ma si è fermato in latteria con gli amici, e lei piange e “si bagna il naso di gassosa”. Perché “dopo cinque anni questo è il risultato: che l’amore non c’è più. E allora mi decido a scomodare due parole importanti: poesia e capolavoro”».

Un riassunto stenografico di mezzo secolo di canzone italiana, e non solo, da Alice ad Atahualpa Yupanqui, il volume di Gianni Mura. E aveva un bel dire Bennato: “Sono solo canzonette”. “Albergo a ore” versione Herbert Pagani e “I treni per Reggio Calabria” di Giovanna Marini sono pezzi della nostra storia recente. La Marini che una volta consolò Mura: «No, non direi che sei stonato, hai un modo tuo di cantare, diatonico». Mura s’informò da un esperto: «Diatonico? Totalmente stonato».

Osteria del Treno, Milano, via San Gregorio 46. Ore 18.30.

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