Edoardo Ferrario, manuale di sopravvivenza a mode e manie occidentali

Lo straordinario stand up comedian si racconta al Franco Parenti

Edoardo Ferrario (foto dal sito del Teatro Franco Parenti)

Edoardo Ferrario (foto dal sito del Teatro Franco Parenti)

Milano, 17 maggio 2017 - Edoardo Ferrario è noto al grande pubblico per le imitazioni a “Quelli che il calcio” dove fa il verso a personaggi come Bergomi, Cattelan, Giallini. Ma è soprattutto uno straordinario stand up comedian, in scena questa sera (21.45) al Parenti.

Quali argomenti tratta nel suo spettacolo?

«Ho appena compiuto trent’anni, e quindi parlo della realtà quotidiana di un trentenne di oggi: esperienze di viaggi, la ricerca del lavoro, il rapporto con la tecnologia e la privacy... al liceo ero andato a un incontro con Stefano Rodotà allora garante della privacy che aveva disegnato un futuro apocalittico. Oggi i nostri dati sono tutti accessibili a qualsiasi azienda, ma la cosa non mi spaventa molto. La gente ha ceduto volentieri ciò che la riguarda, siamo diventati della moneta. Parlo anche delle mie esperienze di lavoro come comico: una volta sono andato a una festa del lago, ma il lago era stato prosciugato completamente. Era una festa del lago senza lago!».

Di cos’altro tratterà nello show?

«Dell’ossessione del cibo biologico. Oggi vai in qualsiasi locale, anche l’hamburgeria più sudicia, che la cameriera ti spiega com’è fatto il piatto, vede questo pane è fatto da noi, con il grano che coltiviamo noi e che è stato raccolto da una trebbiatrice guidata personalmente da me, e impastato con acqua realizzata secondo la ricetta tradizionale, cioè prendendo due atomi di idrogeno e uno di ossigeno... Insomma ormai è impossibile mangiare male!».

Come sceglie i personaggi da imitare? Si tratta sempre di protagonisti un po’ laterali rispetto a quelli più popolari...

«Mi sono posto come obiettivo di non imitare personaggi già visti, e di non fare mai satira politica. L’idea mi scatta quando riesco a identificare la maschera, il tipo caratteriale, che poi applico a varie situazioni. Per esempio Cattelan è uno che dice sempre ‘wow’, è sempre entusiasta di tutto quello che viene dalla cultura americana. Bergomi è sempre calmo e controllato, quando segna l’Inter vorrebbe mettersi a urlare ma non può, e ha accanto Caressa che invece è scatenato. Giallini l’ho identificato come il burbero che tratta sempre male tutti. Ma nello spettacolo le imitazioni non ci saranno».

Uno dei suoi cavalli di battaglia è l’argomento degli italiani all’estero...

«Per esempio parlo del rapporto degli occidentali con l’Asia. Di recente sono stato in Vietnam e su una guida molto popolare e molto diffusa il paesino di Sapa, sulle Alpi del Tonchino, era descritto come un posto affascinante e idilliaco. Io e la mia fidanzata ci siamo sorbiti un viaggio notturno in treno di venti ore in quarta classe, tra scarafaggi e topi, pur di vederlo. E quando siamo arrivati, stanchi, sporchi, affamati - sorpresa - abbiamo potuto ammirare il posto più simile alla Stazione Tiburtina che io abbia mai visto! La verità è che quelli che scrivono le guide, nei luoghi che descrivono non ci vanno proprio».

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