Così Dino Buzzati inventò la prima "Graphic Novel"

"Poema a fumetti", la sua storia, i suoi misteri. ispirati da Dalì

"Poema a fumetti"

"Poema a fumetti"

Milano, 27 luglio 2017 - Un mito di morte che non morirà mai. Di morte e d’amore, coppia insaziabile. Per primi li commiserarono Virgilio e Ovidio: “Si dice che alle Furie, commosse dal canto, per la prima volta si bagnassero di lacrime le guance” giù negli Inferi. E chiamarono la morta Euridice, e la riconsegnarono al disperato Orfeo. A patto che non si volgesse a guardare la sua compagna finché non fosse uscito dalle nere valli. Ma lui, impaziente, si girò. “E null’altro strinse che l’aria sfuggente”. E un “addio” sussurrato.L’hanno rievocata tutti, quella storia struggente. L’hanno musicata Gluck e Haydn, l’ha scolpita Canova, dipinta Delacroix e Monet. L’ha riscritta Rilke, chino sulla fanciulla dalle “mani così disavvezze alla vita nuziale”. In tempi recentissimi un poeta di rara sensibilità come Ennio Cavalli: “Sì, sarà lei a cercarti, / l’ombra tra le ombre con piú luce”.

Anche due musicisti-poeti, prima Tito Schipa jr, poi Roberto Vecchioni. Ma modificandolo, il mito: un viaggio tra maghi e droghe, un finale dettato dall’orgoglio. Come aveva già sorpreso i suoi lettori Dino Buzzati, nel 1969, mandando in libreria il sorprendente “Poema a fumetti”, storicamente la prima “graphic novel” italiana, non un romanzo breve o un racconto lungo, l’uno o l’altro illustrato, non versi arricchiti di disegni, non vignette colte: un poema a fumetti, come spiega subito il titolo. Mancava da tempo una nuova, scrupolosa edizione di “Poema a fumetti”. Ha provveduto ora Mondadori, nella promettente collana degli Oscar Ink, con il volume curato da Lorenzo Viganò, autore di una postfazione che il “Poema” lo indaga e ricostruisce con estrema attenzione.

“Si sfogheranno tutti! ahimè - si autocommentava sconsolato lo stesso Buzzati -. Ai critici letterari il libro sembrerà una fuga; i critici d’arte ne diranno peste e corna”. E infatti, se tutti si sentirono in dovere di recensire il libro - bè era sempre Buzzati!- le stroncature, anche pesanti, non mancarono, da Marabini a Granzotto, Si salvò Montanelli, che mascherò un giudizio duramente negativo sotto una dichiarazione di fraterna amicizia. Il solito abile ruffiano...Era un’opera che Buzzati sognava da tempo, “Poema a fumetti”, lui che amava definirsi un pittore prestato al giornalismo: scrivere o dipingere, l’importante era raccontare storie. Come, appunto, la storia di Orfi, cantautore per ragazzine, e della sua Eura, che il giovane vede una sera scomparire in un portone di via Saterna: strada davvero esistente, a Milano, anzi, oggi indirizzo proprio di una galleria d’arte. Ma tutto è milanese, nel “Poema” di Buzzati, magari rielaborato sugli echi di Dalì è Man Ray, di Magritte, Picasso, Seurat. E sugli echi degli incubi letterari di Buzzati, sui suoi “babau”: l’inferno a fumetti è una Milano speculare. E i suoi abitanti siamo noi. Soltanto senza piú paure. Ma anche senza piú sogni. E nemmeno ricordi.

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