Addio a Didi Martinaz, l'ultima cantante della "Ligera"

Tra i suoi fan anche Vallanzasca

La cantante e cabarettista milanese Didi Martinaz si è spenta dopo una lunga malattia

La cantante e cabarettista milanese Didi Martinaz si è spenta dopo una lunga malattia

Milano, 28 aprile 2017 - Era la cantante simbolo della Ligera, la mala milanese degli anni Settanta e Ottanta. Uno dei suoi fan più affezionati era Renato Vallanzasca, il «Bel Renè» capo della banda della Comasina. Didi Martinaz, cantante, cabarettista, milanese di origini slave, è morta ieri dopo una lunga malattia. Abitava a Baggio, fino a pochi mesi fa ancora si esibiva. Con lei se ne va un altro pezzo di una Milano che non esiste più, una città in cui il mondo dello spettacolo e quello della malavita avevano inattese frequentazioni e simpatie.

canzoni e Ligera, certo, ma non solo. La Martinaz ha fondato i Gufi con Nanni Svampa ma li ha lasciati quasi subito per inseguire una carriera solista. Didi poi ha gestito per anni due locali nel cuore di Milano. Uno era in Brera, il quartiere milanese degli artisti. Si chiamava la Ringhiera, era in via Fiorichiari 17. In seguito si è presa in carico il Barbagianni di via Gian Giacomo Mora, a pochi metri dalle Colonne di San Lorenzo. Chi la conosceva, durante quelle lunghe serate, le chiedeva di cantare «le canzoni della mala» e lei non si tirava mai indietro. Il brano simbolo? «El Me Ligera», una canzone scritta da Dario Fo che raccontava di una prostituta che a un certo punto si scoccia del suo uomo che va con le altre. La canzone preferita da Vallanzasca e dalla banda della Comasina, però, era un’altra. L’ha raccontato la stessa Martinaz nelle ultime interviste rilasciate qualche anno fa: «Renè veniva spesso al “Sette più’’, un locale di Affori in cui cantavo con gli Ombrelli, il mio gruppo di allora. Voleva sempre sentire “Lui andava con il motorino’’, un brano scritto da me su un ragioniere con velleità da balordo. Una sera abbiamo dovuto rifarla quattro volte per far contento Vallanzasca».

I racconti di Didi sul «Bel Renè» si tingevano di un romanticismo un po’ esagerato e sempre carico di amarcord: «Vallanzasca era adorabile, gentilissimo, mai protervo, mi portava anche i fiori. E poi aveva una certa cultura, non era un cretino». Erano gli anni in cui a Milano c’erano locali che aprivano alle 3 di notte e chiudevano alle 9 di mattina e gli artisti e i balordi si trovanano fianco a fianco. Sono quei locali, quelle amicizie e quei racconti ad avere creato il mito, spesso troppo romanzato, sulla mala meneghina. Gli anni sono passati, quella Milano non c’è più, ma la Martinaz era una testimone di quella città ormai entrata nei libri di storia. Testimone un po’ nostalgica, certo, ma appassionata. Almeno fino a ieri, quando se n’è andata. La sua età? Indefinita. Lei si rifiutava di svelarla, quando qualcuno gliela chiedeva. Gli artisti, in fondo, non hanno età. E Didi Martinaz non è stata solo la cantante simbolo della Ligera. No, è stata un’artista, fino all’ultimo respiro.

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