Ecco i Decibel: macché talent, noblesse oblige

Il trio di Ruggeri ad Assago

Silvio Capeccia  (a sinistra),  Enrico Ruggeri  e Fulvio Muzio

Silvio Capeccia (a sinistra), Enrico Ruggeri e Fulvio Muzio

Assago (Milano), 9 aprile 2017 - Signori si nasce. E loro, modestamente… Il ritorno dei Decibel per festeggiare i quarant’anni del primo album è uno degli eventi di un 2017 ancora abbastanza avaro di sorprese. Il manifesto di questa rifondazione è “Noblesse oblige”, che il trio milanese offre domani ai voraci appetiti del Teatro della Luna chiudendo così un cerchio aperto lo scorso dicembre tra i banchi del Berchet, “il mio liceo” come lo chiama Enrico Ruggeri ricordando le primissime esibizioni, con l’annuncio di tornare a far ditta con Silvio Capeccia e Fulvio Muzio. «Quattro anni fa, alla festa di compleanno di un nostro amico, c’eravamo tutti e tre e c’era pure un palchetto; così, oltre all’inevitabile ‘tanti auguri’, suonammo pure qualche pezzo dei Decibel» ricorda Ruggeri, in concerto con i compagni pure il 18 maggio al Creberg di Bergamo. «Quando s’è avvicinata la scadenza dei miei sessant’anni, scartata immediatamente l’idea di dare alle stampe un album di duetti, ho pensato di celebrarla con i miei ex compagni, visto che cadevano pure i 40 anni del punk e del nostro primo album».

Enrico, è stato difficile rientrare nell’ottica del gruppo?

Ruggeri: «No, perché in cuor mio mi sono sentito sempre il cantante di una band».

Come vi siete divisi il lavoro?

Ruggeri: «Loro hanno lavorato alle musiche e io ai testi. Poi abbiamo spiegato tutto a Lorenzo Poli, basso, Massimiliano Agati, batteria, e Paolo Zanetti, seconda chitarra, che ci accompagnano in questa avventura».

Vi siete mai sentiti fuori da questi tempi?

Capeccia: «Forse siamo avanti ancora una volta. Anche se oggi gruppi tipo Decibel dai talent non sarebbero usciti vivi».

Ruggeri: «Ma forse lo stesso varrebbe per Gaber, Jannacci, Conte, Battiato, Capossela, Vasco e tutti gli altri».

Chi, allora?

Ruggeri: «Probabilmente solo Morandi e Ranieri, azzeccando però il pezzo giusto. Oggi quel che passa in radio è tutto piaggeria; tutte canzoni che suonano uguali per la paura che hanno i loro autori di finire fuori dalla playlist».

Che spettacolo avete messo in piedi?

Muzio: «Eseguiamo tutto o quasi ‘Noblesse oblige’, senza tralasciare il recupero di qualche brano storico dei Decibel e qualche cover pescata nel repertorio dei vari Roxy Music, David Bowie, Lou Reed».

Cosa riprendete del vostro passato?

Ruggeri: «Nonostante le ingenuità, già nel primo album c’erano un paio di pezzi significativi; ‘Il lavaggio del cervello’, orientato sull’influenza dei media, e soprattutto ‘Superstar’ che, tre anni prima dell’assassinio di John Lennon, raccontava il rapporto malato tra un fan e il proprio idolo».

Attorno alle canzoni dei Decibel c’era soprattutto Milano. È ancora quella di allora?

Ruggeri: «Eccetto che ne ‘Il mare d’inverno’, sono stato sempre poco affascinato dai paesaggi perché a me interessa prima di tutto la gente; e in questo Milano offre grande ispirazione. Oggi come quarant’anni fa è ‘la’ città del mondo. La più europea d’Italia».

Muzio: «Anche se la globalizzazione ha finito con l’avvicinarla a New York più di quanto non avvenisse in passato; la nostra era la Milano delle strade deserte d’agosto, mentre oggi è attiva 365 giorni l’anno».

Proseguirete il cammino pure in estate?

Ruggeri: «Sarebbe bello. Io compio gli anni il 5 giugno e non mi dispiacerebbe dare vita a un concertone celebrativo con i Decibel che includesse pure le mie canzoni migliori».

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