Debora Villa: "Io navigo a vista. Il 2017? Finalmente è finito"

L’attrice torna con il “Sogno di una notte di mezza età”

L’attrice  Debora Villa sarà presto  al Piccolo  con “Matilde” di Renato Sarti

L’attrice Debora Villa sarà presto al Piccolo con “Matilde” di Renato Sarti

Milano, 5 gennaio 2018 - Tutti la vogliono. Tutti la cercano. Almeno in questo inizio d’anno. Che Debora Villa la s’incrocia un po’ dappertutto: dal 12 al 14 torna a Zelig con il “Sogno di una notte di mezza età”, ovvero risate nel mezzo del cammin di nostra vita, in replica anche l’11 al Santa Giulia di Brescia; il 24 debutta al Piccolo (addirittura) con “Matilde” di Renato Sarti; mentre al Cooperativa proseguono le serate sui sette vizi capitali. Mica male. Ma intanto si comincia da viale Monza. Una seconda casa. Per tre serate a condividere il palco con Marco Della Noce, che sta attraversando qualche difficoltà.

Debora, perché queste serate con Della Noce?

«Quello che gli è capitato lo sanno tutti. Sono anni che non ci frequentiamo ma lo considero un amico e nel cabaret siamo una grande famiglia. È un vero artista, ha solo bisogno di rimettersi in pista».

Una grande famiglia in cui volano i coltelli?

«Come in tutte le famiglie. Ma oltre ai coltelli volano anche abbracci e carezze».

Ci parli dello spettacolo, è cambiato in questi mesi?

«Lo modifico ogni sera in base al pubblico, al respiro in sala. Spesso mi muovo a braccio. Credo che l’improvvisazione sia una questione di attitudine, o ce l’hai o non ce l’hai. E poi ci vuole un grande maestro come Paolo Rossi, di cui mi considero allieva. Per quel poco che ho potuto ho cercato di carpirne i segreti».

È così anche nella vita?

«Nella vita navigo a vista, sono una naufraga sulla zattera! Mi perdo in mille progetti, mille cose, finendo per trascurare le mie idee. Ma mi piace lasciarmi sorprendere da quello che mi succede intorno».

Come debuttare in un ruolo drammatico al Piccolo.

«Sì, dal 24 gennaio con “Matilde” di Renato Sarti, dove affiancherò due attrici straordinarie come Maddalena Crippa e Rossana Mola. È una raccolta di testimonianze femminili durante la guerra, un lavoro emotivamente molto intenso e una bella sfida. Io sono una comica e la gente è abituata a vedermi in un certo modo. Ma da qualche tempo mi rendo conto che ho iniziato a cambiare, anche se magari in sordina, nei miei laboratori».

Come è stato il suo 2017?

«Diciamo che sono contenta che sia finito».

Addirittura?

«È stato un anno di semina, tanta fatica e pochi frutti. Ora spero di raccogliere, dopo un periodo in cui mi sono persa via, non sapevo cosa fare bene della mia vita. Ma ovviamente non mi aspetto che il raccolto cada improvvisamente dal cielo. So che c’è da lavorare. Sono pur sempre una lombarda sgobbona».

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