Mexico: il caso del cinema di via Savona diventa un film

Il Mexico è uno dei rarissimi casi di monoschermo indipendente, resistente all’acqua e all’acido, ovvero i grandi gruppi italiani delle multisale e le major globali del "piglio tutto io"

Antonio Sancassani settant’anni da 40 anima del cinema

Antonio Sancassani settant’anni da 40 anima del cinema

Milano, 28 aprile 2017 - Si chiamava Cinema Savona, era all’estrema periferia urbana di caseggiati spesso con bagni esterni e il suo orizzonte erano campi e cascine. Ha resistito alla guerra, nel nuovo nome, inevitabile: Cinema Libertà. Accoglieva le terze visioni, dopo le seconde, e il biglietto scendeva a colpetti a ogni scarto (allora esisteva la cosiddetta “distribuzione in profondità” e “Ben Hur” arrivava anche dagli inquilini senza gabinetti). Quando la città ha mischiato finanza, industria, proteste e sogni hippie è diventato Cinema Mexico, ha infilato la strada del salotto trasversale dei sogni di quartiere, ma frequentato anche dal pubblico intellettuale e borghese del centro, ed è diventato un riferimento del cinema indipendente italiano, ristrutturato, anzi, tirato a lucido che è un piacere infilare le sue vetrate ondeggianti per scoprire ciò che gli altri non sanno e ciò che gli altri non distribuiscono.

Il Mexico è oggi uno dei rarissimi casi di monoschermo indipendente, resistente all’acqua e all’acido, ovvero i grandi gruppi italiani delle multisale e le major globali del «piglio tutto io». Caso nel caso, ma è la ragione certa per cui il Mexico è diventato questo, uniproprietario, gestore, operatore, ufficio stampa, cassiere, fotocopiatore è Antonio Sancassani, 70 anni ossuti e tenaci e 40 al timone del suo cinema: «Io l’ho ereditato così e ho deciso di non cambiargli nome perché è l’unico in Italia. Credo nella libertà, che per me è una cosa precisa: indipendenza. Non ho mai accettato di passare alle società nazionali o internazionali perché so che quello che succede nei grandi gruppi è matematico: poi chiudono».

La resistenza del Mexico, con quella geniale trovata della programmazione continua (35 anni ormai) del “Rocky Horror Pictures Show” e sfide a muso duro premiatissime come i 15 mesi di tenuta di “Il vento fa il suo giro” è una lista anche di sacrifici e ora San(cassani) ha il suo giusto piedistallo documentario (ma non l’hanno fatto ancora cavaliere del lavoro?) nel film di Michele Rho “Mexico! Un cinema alla riscossa” (nelle sale dal 4 maggio), condotto dalle memorie e dai principi dell’impresario unico, con le testimonianze di Claudio Bisio («Ci venne l’idea di imitirare le performance del Rocky nel cinema, come a New York»), Moni Ovadia («Se hai determinazione e capacità di capire la qualità, arriva un momento in cui tu hai ragione»), Isabella Ragonese («La sua forza è già nelle prime tre lettere del cognome»).

«Il mio film - dice Rho - è la storia di un uomo che fin da bambino ha inseguito un sogno, quello del fare cinema, con grande caparbietà e purezza. A volte però la realizzazione dei propri sogni passa per strade impervie e faticose, soprattutto in un mondo così complesso e sfaccettato come quello dell’esercizio cinematografico. Mexico! racconta la storia di Antonio che lotta quotidianamente per tenere aperto il suo cinema, ragione stessa della sua vita, cercando un destino diverso rispetto agli innumerevoli cinematografi che hanno chiuso i battenti nel nostro Paese. Con ‘Mexico’ si fa luce su un mestiere difficile e coraggioso che nessuno ha mai raccontato così da vicino».

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