La sirena Carmen Consoli esce dalla conchiglia, quattro serate sul palco del Dal Verme

La cantante da lunedì 20 marzo sarà a Milano

SUL PALCO Carmen Consoli sarà a Milano  per ben 4 serate al teatro Dal Verme

SUL PALCO Carmen Consoli sarà a Milano per ben 4 serate al teatro Dal Verme

Milano, 19 marzo 2017  - Feroci e stupende, le sirene temono solo le laringiti, scherzava un aforista di grana fine come Gesualdo Bufalino. Un po’ come i cantanti. E i baci a labbra salate delle ingannevoli seduttrici di naviganti assomigliano da vicino a quelli della Carmen Consoli “mediamente isterica” che diciannove anni fa, sulla copertina dell’album omonimo, se ne stava avvinghiata alla sua coda squamata proprio come sulla tela di un John William Waterhouse in acido. Un’aura mitica in cui la “cantantessa” catanese si rifugia pure nel nuovo spettacolo “Eco di sirene” con cui approda da domani fino al 24 marzo sul palco del Dal Verme, nell’attesa di tornare il 29 e 30 aprile al Teatro Sociale di Mantova.

«Le sirene sono creature magiche e noi siamo tre sirene - spiega Carmen, 42 anni - ma la sirena è anche un allarme di pericolo imminente, nel peggiore dei casi un pericolo di guerra. Quando scrissi il pezzo che dà il titolo a questo tour, “Eco di sirene”, c’era a due passi il conflitto dei Balcani, adesso ci sono quelli in Libia e in Siria. La pace non è mai di moda, a quanto pare».

Carmen da cosa nasce questo suo nuovo spettacolo?

«Dalla voglia di mettermi alla prova, di andare in tour con uno set anomalo, per certi versi ostico, a cui però il pubblico ha dato grande fiducia. E’ proprio tutta questa attenzione a farmi sentire un’artista libera, che può fare le sue sperimentazioni senza alcun tipo di vincolo; leggi classifiche di vendita o programmazione radiofonica. E poi mi piaceva l’idea di fare il maestro concertatore di un trio femminile da camera con la chitarra folk al posto di quella classica».

Il maestro concertatore l’ha fatto pure l’estate scorsa alla Notte della Taranta.

«Ed è stata un’esperienza fantastica. Potendo, mi sarei portata tutta la Taranta pure in tour; sono, infatti, una musicista molto partecipativa. Che non ama imporsi. Un po’ come avviene in “Piccolo Blu e Piccolo Giallo”, la favola preferita da mio figlio Carlo Giuseppe, in cui i due personaggi sviluppano tra loro tanta empatia da contaminarsi a vicenda e diventare verdi».

Perché in questo spettacolo affiora da una conchiglia?

«Perché le sirene sono state spesso dipinte come femmine inadeguate, in quanto “né carne né pesci”, in perenne lotta tra il mare e la terra. L’idea scenografica nasce per sottolineare questa mia insofferenza ai tempi moderni e a certe cose che mi creano orticaria».

E quali sono, dunque, le cose che le creano orticaria?

«I social network, ad esempio, o il leoni da tastiera che in rete insultano e calunniano nascondendosi dietro un computer. La società sta scoppiando perché non siamo più portati alla convivenza perché i social hanno azzerato il dialogo. Prova ne sia che oggi l’empatia è crollata al 20 per cento mentre il narcisismo è salito al 70. Siamo tutti più soli e più infelici».

Il suo duetto con Tiziano Ferro de “Il confronto” ha fatto registrare uno dei picchi di ascolto dell’ultimo Festival di Sanremo.

«Più che due amici, siamo due compagni di classe che cantano assieme, giocano assieme e spesso ridono assieme come due sciocchi. D’altronde io a Sanremo ho sempre avuto esperienze straordinarie e bellissimi ricordi. Forse perché ci sono sempre andata a cuor leggero, per vivere l’esperienza con la grande orchestra. Da super ospite nel 2010 ho cantato “Grazie dei fiori” e c’era la signora Nilla Pizzi lì davanti ad ascoltarmi. Certe soddisfazioni te le regala solo il Festival».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro