Renato Bruson, il cantante nobile della Scala

Intervista al grande baritono

Renato Bruson in scena

Renato Bruson in scena

Milano, 12 gennaio 2017 - Anni fa, quando gli fu chiesto che cosa gli sarebbe piaciuto fare “da grande” (cioè quando avesse smesso di cantare), il baritono Renato Bruson rispose ”Il canto, il teatro, l’opera sono la mia vita. Quando smetterò farò qualcosa inerente al teatro, mi piacerebbe insegnare interpretazione”. Eccolo qui, direttore della Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala (è anche docente all’Accademia Chigiana di Siena e all’Accademia lirica di Spoleto). La caratteristica di questo cantante, oltre alla particolare voce brunita e alla notevole presenza scenica, è infatti il fraseggio espressivo e il tipico portamento da “cantante nobile” che lo fanno uno dei maggiori interpreti lirici dei nostri anni. Nato vicino a Padova nel 1936, Renato Bruson esordì in palcoscenico nel 1957, dopo una infanzia molto sofferta, che ha spesso raccontato. Poi un percorso di studio a tappe misurate, conquistate con tenacia. Nel 1961 il vero debutto, quando vinse il concorso di Spoleto per Il trovatore. L’anno seguente era a Roma con I puritani di Bellini, poi al Maggio di Firenze con Un ballo in maschera. Il suo repertorio era segnato: Verdi (di cui ha cantato tutti i grandi ruoli per baritono), Bellini e Donizetti, alla cui Renaissance ha dato vita da protagonista).

Poi quel decisivo incontro con il mitico Robert Bauer, agente del Metropolitan…

«A mia insaputa, Bauer era in teatro a Parma, mentre cantavo ne La Forza del destino. Mi venne a trovare in camerino, mi fissò un appuntamento con Rudolf Bing. L’anno dopo (1969) debuttavo al Met in Lucia di Lammermoor».

Quando il suo debutto alla Scala?

«È stato nel 1972, con Linda di Chamounix di Donizetti. Una data importante per me. Per qualsiasi cantante lirico La Scala è il miraggio finale. Ci ho messo un po’, ma sono arrivato dalla porta principale. In questo teatro ho cantato per quasi quarant’anni.”

Altre serate milanesi memorabili?

«Tante, ma quel Don Carlos diretto da Abbado che ha inaugurato la stagione del bicentenario… Né posso dimenticare l’Otello con Kleiber».

Anche le sue nozze d’oro con la carriera, nel 2011, sono state festeggiate alla grande.

«Con il libro “Renato Bruson, il volto, il gesto e il passo”, scritto e dedicatomi da mia moglie Titta Tegano, pittrice e costumista, mia grande collaboratrice».

Nel 2013, a 77 anni, l’addio alle scene. Questo è stato un evento.

«Sono stato invitato a partecipare ai festeggiamenti per il bicentenario verdiano, come regista e protagonista del Falstaff nel teatrino di Busseto. Una esperienza indimenticabile”.

Domani Renato Bruson sarà in teatro per il ciclo “Grandi Voci alla Scala” organizzato dalla rivista L’Opera. L’incontro, con filmati e ascolti, nel ridotto dei palchi Arturo Toscanini, alle 17. Entrata libera fino ad esaurimento dei posti.

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