Milano, 10 giugno 2014 - "Un romanzo" aveva promesso Giovanni Agosti nel presentare la mostra “Bernardino Luini e i suoi figli”, curata con Jacopo Stoppa a Palazzo Reale di Milano. E ora, il colpo di scena. La «Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Giovannino», prestata dalla Pinacoteca Ambrosiana, è rientrata ieri a casa prima della fine dell’esposizione, prevista per il prossimo 13 luglio.

Opera tanto cara al primo proprietario, il cardinale Federico Borromeo, che la cita come «un quadro di mano del Luino», nel testamento con cui dona la propria collezione, aperta al pubblico nel 1609. Ma ad agitare i cuori contemporanei è l’indignazione espressa dalla Veneranda istituzione: «La rapina del nome» denuncia la newsletter della Biblioteca Ambrosiana, ricordando che un passato incontrovertibile di storia, con corredo di studi critici fatti dei principali specialisti nel corso dei secoli, da Milano a Tokyo, da Parigi a Londra, mai ha messo in dubbio la paternità di uno dei maggior capolavori di Bernardino (che l’aveva ricalcato da un cartone di Leonardo da Vinci). Finché gli attuali curatori, «così, a colpo d’occhio, decidono di assegnarlo a non meglio specificati Eredi Luini... Un evento che muta i rapporti di fiducia tra gli Enti che alimentano la produzione di questo genere di fruizione di massa... Se un grande museo nel mondo dovesse apprendere che a Palazzo Reale vige il principio che si può chiedere un’opera e poi disconoscerla, senza neanche preavvisare il prestatore, beh, forse Milano s’impoverirebbe». Nella vicenda, in senso lato, questioni bottega, a cominciare da quella messa in piedi dalla famiglia Luini, applicando un format di successo, Madonnne aggraziate e Bambini che giocano con ricciuti agnellini. E “garbugli” di genere manzoniano.

Infatti, rispondono gli «esterrefatti» curatori: «La Veneranda Biblioteca Ambrosiana compie un gesto, a nostra memoria, senza precedenti e lo accompagna con un testo, circolato sull’internet due ore dopo il ritiro del dipinto, il cui tono goliardico non è certo consono all’istituzione né al profilo del cardinale Federico quale emerge dalle pagine immortali del Manzoni». Perché Agosti e Stoppa facciano slittare l’autenticità del Luinus senior a un non precisato junior è argomento nell’apposita erudita scheda del catalogo.

Ma l'ansia dei comuni cittadini è per la buona pace che dovrebbe regnare anche tra le autorità municipali.
E meno male che a monsignor Franco Buzzi, prefetto dell’Ambrosiana, comprensibilmente irritato pure per lo slittamento delle responsabilità dei vertici del Comune, l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno risponda in tono con la serenità della pittura del Luini: «L’amministrazione non può avere un’attitudine censoria nei confronti dei curatori — argomenta —. Semmai, le mostre servono anche a stimolare il dibattito e la ricerca scientifica. E il dialogo è sempre aperto con l’Ambrosiana. Sempre insieme, anche nel grande progetto della futura mostra di Leonardo».

di Anna Mangiarotti