Milano, 10 ottobre 2013 - "Quale nervo scoperto della nostra società ha toccato il successo di Facebook? Il timore di essere esclusi, di restare soli". Così Zygmunt Bauman di fronte a un Teatro Dal Verme gremito, mercoledì 9, per l'incontro con il sociologo polacco famoso per aver concepito l'idea di "società liquida", "un concetto della nostra modernità paragonabile soltanto a 'il mezzo è il messaggio' di Marhall McLuhan". Così lo ha presentato Maria Grazia Mattei, fondatrice di Meet the media guru, evento che da otto anni arricchisce la scena milanese con incontri con le personalità più famose nel mondo della comunicazione digitale.

"Ma io non sono un guru, non vi dirò cosa dovete fare. Vi aiuterò solo a capire il mondo in cui viviamo, che ci vede davanti a uno schermo per 7 ore e mezzo al giorno e a cogliere così i problemi della vita on-line, che ha trasformato la vita ordinaria in vita off-line", ha avvertito l'88enne sociologo prima di delineare con tratti sapienti il panorama della modernità. Un mondo in cui, fondamentalmente, la vita on-line alimenta quel pericolo della solitudine che a prima vista sembra cancellare grazie alle infinite possibilità di collegamenti grazie ai social network.

"Il nostro mondo assomiglia sempre di più a un istant-coffee - ha spiegato -. La possibilità di avere una connessione istantanea con il mondo intero è un paradigma. Non c'è più pazienza per raggiungere un risultato e neppure nella costruzione dei rapporti umani. Anzi, diventiamo sempre più incapaci di gestirli. Così come è facile mettersi in contatto con nuovi amici, è altrettanto facile 'cancellare' una persona con un clic. Senza dover gestire di persona, dal vivo, questa rottura. Senza dover spiegare, argomentare, mentire magari. Questa situazione genera una paura della precarietà nelle relazioni interpersonali, per cui anche il minimo problema rischia di diventare una catastrofe ingestibile. Per questo il successo di Facebook sembra sopperire a quel bisogno di vicinanza che ognuno di noi avverte". Ma che poi inevitabilmente alimenta.

Fra le maggiori criticità del mondo online, il sociologo avverte su una vera e propria mutazione antropologica: "Immagazzinare miliardi di bites di informazioni in qualche remoto server può essere molto comodo, non c'è dubbio. Ma questo riduce le nostre capacità di memoria - avverte -. Siamo sempre meno portati a ricordare le informazioni e questo, secondo gli psicologi, riduce la nostra capacità di rielaborarle in modo inconscio. Il risultato è che la creatività dell'uomo, la sua capacità di sintesi, viene fortemente diminuita".

Inutile dividersi tra apocalittici e integrati: "Non possiamo sapere quali saranno le precise conseguenze dell'avvento di internet. Quando Gutemberg inventò la stampa, il risultato indiretto furono 100 anni di guerre di religione in Europa. Questo perché dopo Gutemberg vi fu Martin Lutero, una Riforma, una Controriforma e 100 anni di conflitti. Ma sicuramente fu un risultato non voluto e imprevisto di quella invenzione".