di Marco Mangiarotti

Milano, 16 giugno 2013 - «Sono partito da qui». Pippo Baudo lo dice sempre perché la sua carriera televisiva nasce a Milano e qui ha vissuto per anni. Ci ritorna per la seconda edizione di «Il Viaggio», che riparte domani alle 21.05 su Raitre. Sul camper. «Da piazza Duomo, citando la famosa scena di Totò e Peppino con un “ghisa”, il vigile milanese, chiamato così perché le vecchie divise assomigliavano per il popolino a una caldaia. Che allora era fatta di ghisa».

«Dal Duomo - prosegue -ci spostiamo a piazza della Scala, con Palazzo Marino, il Municipio, il monumento a Leonardo Da Vinci, che venne qui da Firenze disegnò, inventò, progetto e molto dipinse, non solo l’Ultima Cena. Alla Scala, Carlo Maria Cella ci ha accompagnato in una visita guidata tra loggioni, palcoscenico, foyer e le immagini delle prime più famose, il teatro distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale nel 1943, il “Nabucco di Toscanini, che tornò apposta da New York per l’inaugurazione della Scala, ricostruita a tempo di record. Le contestazioni del ’68, rievocate da Mario Capanna». Ma i luoghi della carriera di Pippo ruotano intorno alla storica sede Rai di Corso Sempione, progettata da Giò Ponti, e gli studi della Fiera a Porta Carlo Magno, dove registravano «Lascia o raddoppia», «Portobello», «L’amico del giaguaro».

La televisione, che aveva vissuto la fase sperimentale a Torino, divenne adulta a Milano. «Qui è nato il varietà - continua Pippo - io arrivai in prova per un nuovo programma in sei puntate. Quando il dirigente Rai lo visionò, dise: intrasmittibile. Era “Settevoci”, fu trasmesso per un buco di palinsesto e fece l’84 per cento di share. L’ho condotto per cinque anni, lanciando Albano, Massimo Ranieri, Orietta Berti, Marisa Sannia. Era una Milano vivace, allegra. Accogliente. Ogni sera c’era una festa, dei sarti abruzzesi o dei panettieri siciliani. E m’invitavano. Al Piccolo Teatro di Grassi e Strehler incontro Sergio Escobar, il direttore, e Ornella Vanoni, che canta le canzoni della mala. In galleria del Corso, dove c’erano gli uffici di discografici ed editori, vedo Remo Remigi. Inge Feltrinelli ci regala, nello spazio multimediale della Stazione Centrale, un ritratto privato del marito Giangiacomo. Editore famoso, morto da terrorista sul traliccio di Segrate (“si vergognava di essere ricchissimo”)».

Puntata al Corriere, poi «con Antonacci sui Navigli, davanti al crocefisso dove ogni anno porta i fiori, per un voto legato alla nascita del fratello». Casa Verdi e il regista Beppe de Tomasi, con «gli aneddoti su Maria callas e il suo amore segreto per Giuseppe Di Stefano», chiudono la puntata. «Dedicata a Enzo Jannacci e Franca Rame».