Milano, 15 febbraio 2012 - Pochi, tiepidi applausi e tre sole uscite del cast al proscenio, mentre dal loggione qualcuno gridava: ‘’Vergognatevi!’’. E’ finito in questo modo, martedì sera, l’omaggio della Scala a Franco Zeffirelli - che domenica scorsa ha compiuto 89 anni - con la riproposta, 49 anni dopo, della sua prima ‘Aida’ scaligera.

Un'opera che, fin dall’inizio, denuncia qualche pecca nella compagnia di canto - con Oksana Dyca (Aida), Marianne Cornet (Amneris), Jorge De Leon (Radames) -, ma la sensazione che il pubblico non avrebbe reagito bene la si ha netta al ritorno sul podio del direttore, Omer Meir Wellber, dopo l’intervallo del secondo atto: dal loggione piovono le contestazioni, mentre uno spettatore in palco grida che ‘’non e’ colpa del maestro, ma dell’ orchestra poco professionale’’.  E nel successivo intervallo è proprio uno dei professori d’orchestra a recarsi nel foyer per difendere l’operato della compagine scaligera, affermando che, al contrario, l’orchestra avrebbe aiutato molto il direttore e coperto anche alcune defaillance dei cantanti.

Per il resto, lo spettacolo era ben noto agli spettatori scaligeri più anziani, che ricordano questo allestimento del 1963 con le scene e i costumi di Lila De Nobili: un’ Aida oleografica, ‘’con i fondali dipinti - come spiega lo stesso Zeffirelli nel programma di sala - che rievocavano in un’onirica visione i templi nilotici’’, con i ‘’costumi rutilanti di ori, per quella vertigine di emozioni cui aderivo pienamente’’.  Un lavoro che naturalmente dimostra tutti i suoi 49 anni e che va guardato con gli occhi di quell’epoca del ‘900 in cui vide la luce. Ma che deve essere apprezzato per la sua valenza storica e per l’omaggio al grande maestro di tante regia d’opera.