Vincenza Sicari, l'urlo dell’olimpionica malata: "Non mi curano, portatemi via"

Non si arrende. Dal letto di un ospedale, prigioniera del proprio corpo senza sapere il perché, l’ex maratoneta azzurra urla al mondo la sua rabbia. Presentato ricorso in Tribunale

Vincenza Sicari (a sinistra) è arrivata ventinovesima all’Olimpiade di Pechino

Vincenza Sicari (a sinistra) è arrivata ventinovesima all’Olimpiade di Pechino

Milano, 24 febbraio 2017 - Non si arrende. Dal letto di un ospedale, prigioniera del proprio corpo senza sapere il perché, l’ex maratoneta azzurra (lodigiana di nascita) Vincenza Sicari urla al mondo la sua rabbia e la sua disperazione contro chi, a suo dire, la sta curando male, impedendole la possibilità di trovare alternative al punto da dover ricorrere a un giudice per poter “fuggire” da quella stanza. Storia triste e dolorosa quella di Vincenza, 37 anni. Dall’Olimpiade di Pechino del 2008 al calvario cominciato nell’autunno del 2014, con sintomi preoccupanti e una diagnosi terribile: malattia neuromuscolare degenerativa. Ignote le cause così come impossibili da trovare le terapie. E mentre il male progrediva, Vincenza è passata dalla paura di morire alla voglia di combattere anche quella che, a suo dire, è stata la la sciatteria della burocrazia, visto che nel lungo tour degli ospedali quasi nessuno ha saputo dare risposte alle sue domande.  Al Sant'Andrea, l’ospedale di Roma dove si trova ricoverata da tre mesi, il dramma è andato oltre quel che poteva essere un caso di malasanità, perché la denuncia dell’atleta, ormai impossibilitata a deambulare, è di quelle forti: «Il ministro Lorenzin e il presidente della Regione Lazio Zingaretti vengano a vedere cosa sta succedendo prima dell’irreparabile», aveva chiesto alcune settimane fa. Poi la conferenza stampa in cui la Sicari e i suoi avvocati, affiancati dalla Fidal e dal Coni, avevano richiesto il trasferimento all’Ospedale di Tor Vergata. «Io sono ancora al Sant’Andrea a non so ad aspettare cosa - ripete da giorni -. Ho solo chiesto chiarimenti in merito agli esami svolti e a quelli non eseguiti. Sono stata accusata di essermi rifiutata di fare degli esami, cosa assolutamente non vera. I medici mi hanno detto che non è stata una loro iniziativa ma è partita dalla direzione sanitaria, che ne risponderà». E ancora: «Il 3 febbraio i miei legali sono andati a parlare con il direttore generale Caroli che, invece di intervenire per cercare di riparare ai danni creati dal primario della neurologia, disse agli avvocati che loro non avevano alcuna intenzione di trasferirmi, negandomi la possibilità di andare da un’altra parte per provare a salvarmi la vita e che doveva essere la Regione a trovarmi il posto...».

Così è stato fatto il ricorso d’urgenza ex articolo 700 (ieri c’è stata l’udienza) per disporre il trasferimento della Sicari in altra struttura visti «i danni patiti dalla Sicari in un ricovero così lungo senza essere oggetto di terapie o di diagnosi».  Il giudice emetterà presto la sentenza ma Vincenza e gli avvocati Giorgia La Leggia e Francesca Di Nardo sono fiduciosi. Restano, pesantissime come macigni, le accuse fatte anche ieri ai medici del Sant’Andrea: «Nonostante i miei numerosi esami e le lettere del professor Mariani dichiarino che io sono malata ed ho una grave malattia neuromuscolare - scrive la Sicari sul suo profilo Facebook - si sono permessi di darmi della malata mentale e la cosa peggiore hanno dichiarato che io non sono mai stata un atleta olimpica e nemmeno un atleta professionista! La cosa peggiore è che Regione e Ministero non stanno provvedendo per quelle che sono le loro competenze ma non farò sconti nemmeno a loro... Chi mi ha ridotto così la pagherà cara».

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