Sant'Ambrogio, la svolta dolce e popolare del vescovo che parla a tutti

In mezzo alla gente da subito e con l’agenda fitta

L'arcivescovo Mario Delpini tra i fedeli (NewPress)

L'arcivescovo Mario Delpini tra i fedeli (NewPress)

Milano, 7 dicembre 2017 - Il suo primo passo da arcivescovo di Milano fu in punta di piedi, senza proclami: scelse di incontrare i detenuti. Un momento di riflessione fra le mura di San Vittore. Da allora Mario Delpini ha un’agenda di appuntamenti fitta fitta: celebra messe, visita le parrocchie, incontra le associazioni, partecipa ai concerti dei giovani talenti. L’arcivescovo globetrotter continua a restare in mezzo alla gente. La conferma in questo avvento: non solo ha scritto favole per i bambini, per ricordare lo spirito del Natale con un linguaggio semplice e diretto, ma ha voluto incontrare i milanesi, lanciando l’invito a diverse “categorie”. Prima i nonni, poi gli insegnanti e, perché no, anche la sua classe: i coscritti del 1951. A meno di tre mesi dall’inizio del suo mandato, la terza svolta: un sinodo. Che mancava dai tempi del cardinale Carlo Maria Martini.

Un sinodo “minore” solo nel nome. Sarà un sinodo particolare e, ancora una volta, mette al centro la «Chiesa dalle genti». «Lo scopo – ha ricordato anche nel suo messaggio alla città – è favorire una Chiesa che nel quotidiano sappia essere sempre più accogliente e capace di unità, mostrando come Dio ci rende popolo suo, guarendo le paure che seminano diffidenza e donandoci la gioia che genera comunione e solidarietà». Un sinodo dedicato ai cattolici migranti, ai «nuovi ambrosiani», che condividono la stessa fede ma che con lingua e tradizioni differenti rischiano di ritrovarsi altrove. E quindi ci si vuole mettere in discussione, per trovare nuove formule, scriverle nero su bianco. Anche in questo caso coinvolgendo le 1.107 parrocchie, sacerdoti e laici.

La svolta «popolare» di Delpini si rilegge anche nel suo «manifesto», il primo discorso alla città. «Per un’arte del buon vicinato». Scende nel concreto, non giudica, ma invita a un’alleanza. «Siamo più che pronti a questa alleanza – ha risposto il sindaco Giuseppe Sala –. Il messaggio di Delpini affonda le radici nel pensiero “martiniano” ed è molto contemporaneo. Il suo linguaggio apparentemente semplice è molto profondo. In questo momento di grande successo della città c’è il rischio di essere un po’ egoisti». E, per evitarlo, continua a riempire l’agenda l’arcivescovo Delpini: dopo la festa del Patrono e dell’Immacolata, incontrerà i badanti, parteciperà alla serata in sostegno dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù. Visiterà l’Istituto Palazzolo-Don Gnocchi. Chiuderà l’anno al Pio Albergo Trivulzio col “ Te Deum” e nella parrocchia Santa Maria della Scala.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro