Dopo l’Inter la Torre Velasca: mire cinesi sul grattacielo

Operazione da 110 milioni di euro. Ipotesi superstore

La Torre Velasca

La Torre Velasca

Milano, 21 aprile 2017 - Elettrodomestici da una parte, caffè e cappuccini dall’altra. In mezzo un pallone, che negli affari non guasta mai. Di tutto questo (e di molto altro, per esempio la collaborazione per l’apertura di scuole calcio cinesi fra Milano e Bergamo) hanno parlato lo scorso 29 marzo a Nanchino la famiglia Zhang (proprietaria dell’Inter) e Antonio Percassi (presidente dell’Atalanta) il quale nel suo viaggio in estremo Oriente era accompagnato dai suoi tre figli Stefano, Luca e Matteo. Che il Gruppo Suning avesse in mente grandi investimenti era risaputo, ma che potessero incrociarsi con interessi e progetti del patron dei bergamaschi pochi lo immaginavano. Business e collaborazioni commerciali a 360 gradi, dunque. Si è partiti con la cessione di Gagliardini all’Inter per circa 25 milioni (e altri talenti del vivaio orobico potrebbero prendere la strada di Milano). Ma quello è forse un “dettaglio”. Con mister Zhang che medita di espandersi sul territorio milanese e punta agli asset immobiliari: non solo in questi mesi è alla ricerca della “location” giusta da 200mila metri quadri (fra Rho e Cormano) per stadio e/o cittadella sportiva, ma l’idea su cui sta lavorando l’uomo d’affari cinese, come riportato da Il Foglio, è di mettere le mani sulla Torre Velasca, lo storico edificio milanese messo in vendita dalla compagnia assicurativa UnipolSai (lo ha ereditato dall’ex Fondiaria-Sai della famiglia Ligresti).

Fino a qualche mese fa tra i desideri della proprietà cinese nerazzurra (in particolar modo di Zhang junior) c’era quello di fare del grattacielo a sud del Duomo la nuova sede dell’Inter. Poi si è pensato ad un superstore, che avrebbe certamente più senso per il colosso asiatico dell’elettronica. L’operazione, si sussurra, sarebbe appoggiata da un grosso partner istituzionale di Nanchino visto che secondo esperti finanziari il valore dell’affare si aggirerebbe sui 110 milioni di euro. È anche vero che i cinesi si trovano di fronte la concorrenza inglese (Orion capital markets), ma il gruppo Suning pare sia disposto a investire maggiori risorse finanziarie per mettere le mani su uno dei monumenti cittadini. Per la Torre Velasca, 26 piani con pianta ellittica, il corposo restyling interno ha dato importanti risultati: al piano terra sono stati creati spazi culturali, sopra uffici e ancora più in alto, nella parte «larga» della costruzione anni ’50, suite di lusso per affitti brevi. Per anni i tentativi di venderla si sono fermati sul più bello. Ma cosa c’entra Percassi in tutto questo? Fra i mille interessi e i molteplici ruoli del presidente dell’Atalanta c’è pure quello di “sviluppatore immobiliare”: ovvero, è lui in questo settore il referente dei gruppi internazionali che guardano con interesse all’Italia, punto di riferimento importante per l’apertura di store di vario genere. Lo ha già fatto in passato, fra gli altri, per marchi come Zara, Nike, Wagamama, Benetton e Swatch. E pure per Starbucks, brand in enorme crescita.

E qui s’incrocia la partnership commerciale sull’asse Bergamo-Nanchino: perché se è vero che Percassi potrebbe avere un ruolo decisivo per l’acquisizione di Torre Velasca da parte di Suning, i cinesi aiuterebbero lo sbarco sul mercato asiatico proprio degli Starbucks, catena statunitense di caffetterie prossima ad aprire 200-300 punti vendita anche in Italia grazie a Percassi. Shopping e business, in due sole parole: “big deal”. Perché il grande affare, questa volta, lo hanno fiutato un po’ tutti. Con le casse (e i bilanci) di Inter e Atalanta che potrebbero sorridere, anche se qui il pallone sembra solo un dettaglio. Che comunque unisce.

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