Il giudice all’ultrà dell’Inter violento: lontano un chilometro da qualsiasi stadio

Quattro Daspo non sono bastati. Scatta la misura di prevenzione del tribunale

Un ultrà dell'Inter

Un ultrà dell'Inter

Milano, 27 luglio 2017 - Per due anni potrà vedere la sua Inter solo da lontano. Minimo un chilometro di distanza. Con un provvedimento inedito, il tribunale sezione misure di prevenzione ha stabilito che un ultrà nerazzurro, già responsabile di diverse intemperanze in occasioni di partite di campionato e persino amichevoli, debba d’ora in poi mantenersi «ad almeno 1 km di distanza dalle sedi degli impianti sportivi» dove si svolga «qualsiasi partita di calcio (amichevole e non)» che veda impegnato il club guidato dai cinesi di Suning. La novità sta anche nel fatto che a disporre il divieto sia un tribunale e non la questura, come di solito accade con il daspo, il provvedimento amministrativo che vieta l’ingresso ai campi di gioco. La prescrizione, in questo caso, è rafforzativa della più generale misura di prevenzione dell’obbligo di soggiorno nel comune di residenza per il giovane, ritenuto «socialmente pericoloso». Provvedimento, quest’ultimo, chiesto dalla questura e accolto dal tribunale (presidente Fabio Roia) che ha tuttavia voluto aggiungere un’ulteriore divieto considerando che, nonostante ben 4 Daspo precedenti (il prima quando l’ultrà era ancora minorenne) il 27enne tifoso (per così dire), «evidentemente indifferente alla portata simbolica dei regimi prescrizionali».

Tanto più che lo scorso febbraio M.C. si è pure reso protagonista di una gravissima azione che con il calcio non dovrebbe aver avuto nulla a che fare. Cioè l’accoltellamento di un conoscente dopo una discussione in un bar nel Milanese. Vicenda per la quale il ragazzo, attualmente a San Vittore, è stato condannato con rito abbreviato a 4 anni di carcere. Sul fronte calcistico, l’ultimo episodio che aveva visto il giovane tecnico televisivo protagonista di atti violenti era stata una rissa tra ultrà rivali scoppiata poco dopo la partita Frosinone - Inter del campionato scorso, quando «dopo aver aggirato i blocchi di sicurezza posti a separazione delle due curve», C. aveva preso «parte attiva» allo scontro avvenuto quando «un gruppo di tifosi interisti, invece di risalire sul pullman per essere scortato al casello autostradale, raggiungeva l’opposta tifoseria in fase di deflusso».

In precedenza, nella carriera dell’ultrà spicca il dopo Inter-Manchester del 2009, con conseguente condanna a 8 mesi per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, nonché il “terzo tempo” di un Inter-Verona del 2012, quando più di 300 ultrà interisti, tra cui lui, uno dei leader della Curva Nord, si avviarono minacciosi con viso coperto e aste di bandiere in mano verso il parcheggio degli ospiti. Finì in scontri con la polizia e nuova condanna per il giovane a sei mesi di reclusione per «lancio di materiale pericoloso».

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