Terrorismo, pm chiedono la condanna a 9 anni per Fatima e il marito / VIDEO

Questa mattina si è tenuta la requisitoria del processo a carico della giovane foreign fighters, del marito, anche lui partito per la Siria, del padre Sergio Sergio e di altre tre persone

Fatima

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Milano, 26 ottobre 2016 - I Pm di Milano hanno chiesto la condanna a 9 anni di carcere per Maria Giulia Sergio, alias 'Fatima', nel primo processo a una foreign fighter partita dall'Italia per arruolarsi nello stato islamico. La stessa pena è stata chiesta per il marito, Aldo Kobuzi. Tre anni e 4 mesi sono stati chiesti per il padre di Fatima, Sergio Sergio, al quale i magistrati hanno riconosciuto le attenuanti generiche.  Nove anni sono stati chiesti per Haik Bushra la donna di origine canadese che avrebbe avuto un ruolo decisivo nell'indottrinamento di Fatima.  Le altre richieste di condanna riguardano Donika e Serjola Coku, rispettivamente madre e sorella di Aldo Kobuzi, per le quali i pm hanno sollecitato la pena a 8 anni di carcere. Nessuno degli imputati, tranne Sergio Sergio, a cui viene riconosciuto "un meccanismo di autocritica molto forte", merita le attenuanti generiche perche' da loro non e' arrivata "nessuna marcia indietro, nessuna riflessione critica". Tutti, secondo la ricostruzione dei pm Maurizio Romanelli (ora trasferito alla Direzione Nazionale Antimafia) e Paola Pirotta, hanno manifestato "una piena partecipazione alla struttura associativa dello Stato, pericolosa organizzazione sovrannazionale nel momento della sua massima estensione".

Questa mattina si è tenuta la requisitoria.  Il pm Maurizio Romanelli ha descritto il rapporto tra Fatima e il marito "nato per via telematica e funzionale solo per partire a fare il Jihad". Facendo riferimento a dei documenti depositati nelle scorse settimane, il procuratore aggiunto ha detto che Giulia 'Fatima' Sergio, prima del "matrimonio combinato" con l'albanese Aldo Kobuzi, "sottopose il futuro marito anche a un test di affidabilità religiosa, con un vero e proprio questionario". Romanelli ha chiarito anche la scelta della giovane, che viveva a Inzago: "Non fu certo facile, ma lei superò perplessità e dubbi anche grazie agli insegnamenti radicali della cosiddetta 'maestra' Haik Bushra", anche lei imputata.

Il pm ne ha parlato approfondendo la posizione di quest'ultima, una donna di origine canadese che teneva anche lezioni via skype. "Nell'agosto del 2014 - spiega il magistrato - Fatima ha il coraggio di esprimere i suoi dubbi residui prima della partenza e Bushra le da' la chiave di lettura che le consente di superare questi dubbi. Fatima chiede se potra' continuare a studiare nello Stato islamico perche' ha acquisito nel frattempo una significativa preparazione religiosa e Bushra la rassicura. C'e' poi spazio anche per dei dubbi molto umani quando Fatima, che e' malata, chiede alla sua 'maestra' se potra' curarsi e lei le risponde che le condizioni degli ospedali nel territorio sono soddisfacenti. Poi la tranquillizza sul clima, che e' favorevole. Ma la risposta piu' significativa - aggiunge il pm - è un'altra: Fatima ha una perplessita' di fondo, si chiede se e' giusto che una donna giovane vada li' al seguito di un 'combattente' (il marito Aldo Kobuzi) dal momento che un uomo dovrebbe prima salvaguardare la propria famiglia e poi partire. Bushra le risponde in modo netto che se tutti gli uomini dovessero pensare al mantenimento della famiglia nessuno potrebbe combattere e lo Stato Islamico sarebbe invaso e finirebbe". 

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