"Non siamo dell'Isis, assolveteci". Ma l'appello conferma la condanna a sei anni

I due, arrestati nel luglio 2015, parlavano nelle intercettazioni di compiere attentati in Italia e in particolare alla base Nato di Ghedi, nel Bresciano

Lassaad Briki e Muhammad Waqas  (D) in una foto ripresa durante un'operazione antiterrorismo (Ansa)

Lassaad Briki e Muhammad Waqas (D) in una foto ripresa durante un'operazione antiterrorismo (Ansa)

Milano, 24 maggio 2017 - La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato in appello la condanna a sei anni di carcere per il tunisino Lassad Briki e il pakistano Muhammad Waqas, accusati di terrorismo internazionale. I due imputati hanno assistito in videoconferenza dal carcere alla lettura del dispositivo. Le motivazioni saranno depositate entro il 30 giugno. 

Lassaad Briki e Muhammad Waqas, presunti jihadisti legati all'Isis arrestati nel luglio 2015, parlavano nelle intercettazioni di compiere attentati in Italia e in particolare alla base Nato di Ghedi, nel Bresciano. Il tunisino e il pakistano, che vivevano nel bresciano e avevano i documenti in regola e un lavoro, stando alle indagini sarebbero stati anche gli autori dei selfie di propaganda e minacce davanti al Duomo di Milano e al Colosseo di Roma. Nelle fotografie, comparivano cartelli con su scritto 'Siamo nelle vostre strade' e con minacce da parte del sedicente stato islamico. Inoltre, stando alle indagini della Digos e della polizia postale, i due avrebbero anche effettuato sopralluoghi attorno alla base militare di Ghedi, parlando nelle intercettazioni anche di altri obiettivi, tra cui "ammazzare dei carabinieri". "Se non fossero stati arrestati - ha spiegato il pg - staremmo parlando ora di ben altro, perché Bikri voleva compiere il jihad in Italia e anche se la partecipazione di Waqas è meno eclatante, il suo obiettivo era più fermo, ossia quello di raggiungere lo stato islamico". Nel tablet di Waqas, dopo gli arresti, gli investigatori hanno trovato una «guida del mujahidin in Occidente" intitolata 'How to survive in the west'.

"La rivista - ha detto Waqas - l'ho presa da un sito americano, anche il procuratore l'ha scaricata. Nelle perquisizioni non hanno trovato armi, niente, possiamo parlare ore e ore degli scherzi al telefono tra me e Bikri, ma sul terrorismo non c'è niente. Estradatemi in Pakistan - ha proseguito - e poi quando la sentenza diventerà definitiva semmai chiedete l'estradizione al mio Paese". Bikri, dal canto suo, ha detto che "il giuramento all' Isis che mi viene contestato l'ho trovato su un sito web, è solo un testo e quei tweet con le foto erano solo dei retweet che circolavano sul web". "Vogliamo davvero credere - ha detto il legale Luca Crotti - che questi due ragazzi senza armi volessero attentare ad un base militare". E il collega Vittorio Platì ha spiegato che "solo nel 'diritto penale del nemico' si punisce chi pensa a prescindere dalla condotte, è una cosa contraria all'articolo 21 della nostra Costituzione". Infine, nelle lroo dichiarazioni spontanee, i due hanno rimarcato: "Non siamo dell'Isis e non c'entriamo nulla con il terrorismo".

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