Tasse, ecco i Comuni dove pesano di più sulle imprese

Quarto rapporto sulla fiscalità locale di Assolombarda, con cui l’associazione degli industriali ha monitorato i territori di Milano, Lodi e della Brianza di LUCA ZORLONI

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Milano, 14 aprile 2016 - Sono Milano, Sesto San Giovanni, Rozzano, Bollate e Cologno Monzese i Comuni della provincia meneghina in cui le tasse locali pesano di più sulle imprese, tra capannoni e uffici, tallonati da Monza. Mentre Cornate d’Adda, Liscate, il brianzolo Bellusco, Tribiano e Trezzo, tutti di taglia piccola, sono quelli con condizioni più favorevoli. È questo il quadro che emerge dal quarto rapporto sulla fiscalità locale di Assolombarda, con cui l’associazione degli industriali ha monitorato i territori di Milano, Lodi e della Brianza. Un esame di cento Comuni che prende in considerazione le imposte che pesano sugli immobili di impresa, ossia Imu, Tasi e Tari per uffici e capannoni, gli oneri di urbanizzazione e l’addizionale Irpef.

Solo gli uffici (è stato preso in esame un immobile di 500 metri quadri), dal 2012 all’anno scorso, si sono trovati a pagare circa 650 euro in più di tasse, da7.138 a 7.785 euro, mentre per i capannoni (il taglio è di cinquemila metri quadri), l’aumento consiste in 3.550 euro, da 36.616 euro e 40.176. «Nel 2015, gli uffici hanno subito in media incrementi dello 0,9% - osserva il rapporto Assolombarda - mentre per i capannoni industriali l’aumento è stato dell’1%. E se è vero che queste variazioni risultano più deboli rispetto a quelle rilevate nel 2014 (pari rispettivamente a + 3,5% e + 2,9% sull’anno precedente), è altrettanto vero che, se consideriamo il quadriennio di rilevazione dal 2012 al 2015, risulta, ad esempio, che gli uffici hanno visto aumentare la pressione fiscale complessivamente del 9,1%», mentre per i capannoni «è stata del 9,7%».

L’analisi dei tecnici di via Pantano evidenzia che a Milano, tra il 2010 e il 2015, nell’agenda degli imprenditori si sono aggiunte tre imposte, con il debutto dell’addizionale comunale dello 0,8%, il passaggio di Imu/Ici per gli immobili di tipo D, che passano dallo 0,5% del 2010 all’1,06% del 2015 («su una base imponibile aumentata del 30%», osservano dall’associazione), l’avvio dell’imposta di soggiorno (da 2 a 5 euro a notte), la Tasi (che vale lo 0,08%) e la tassa dei rifiuti sui capannoni industriali, passata da 3,07 euro a metro quadro a 3,91 euro/mq. Succede così che nel capoluogo lombardo un capannone, tra Imu e Tasi, passa dai 14,175 euro di media del 2010 ai 42.014 euro del 2015 e un ufficio da 3.714 a 13.551.

«Il tutto ciò a fronte del fatto che i trasferimenti dal governo centrale a Milano nel 2010 ammontavano a 758 milioni di euro – spiega Carlo Bonomi, vicepresidente di Assolombarda con delega a credito, finanza e fisco -, mentre nel 2016 saranno per 350 milioni, comprensivi dei fondi compensativi. Chiediamo di far pagare il giusto alle imprese di rendere facili gli adempimenti amministrativi. Aziende che hanno impianti in città diverse del Milanese pagano in periodi diversi le imposte. Abbiamo chiesto alle amministrazioni di potersi confrontare, ma dipende dai loro passaggi interni. Ci sono tempistiche larghe, ogni Comune si attrezza da sé e il coordinamento non è semplice. Nell’area metropolitana spero in un coordinamento». Mentre all’orizzonte si affaccia il nuovo braccio di ferro con il governo: la local tax.  

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