Tangenti: "C'è da mangiare per tutti". Tra i lavori spartiti anche quelli della M5

E il faccendiere "vendeva" l’amicizia con Tronca

L'operazione della Guardia di Finanza

L'operazione della Guardia di Finanza

Milano, 5 ottobre 2016 - "C’è da mangiare per tutti" si dicevano al telefono. E in effetti l’imprenditore bergamasco Venturino Austoni e il calabrese Salvatore Piccoli (per il giudice "contiguo alla ’ndrangheta") di affari insieme ne facevano eccome. La ditta Aveco srl., per esempio, dove Piccoli era entrato su chiamata del “capo” dei bergamaschi Pierino Zanga (ora in carcere coma gli altri due) tra il 2010 e il 2012 aveva ottenuto subappalti per 4,8 milioni nella linea 5 della Metropolitana milanese per il prolungamento Garibaldi-San Siro. E nell’ordinanza di custudia cautelare si legge anche che il gruppo dei calabresi, che ruotava attorno a Piccoli, sarebbe riuscito "a inserirsi nel settore delle grandi opere" aggiudicandosi lavori con la società Infrasit, tra cui quelli "per la realizzazione della piastra Expo spa". Piccoli e i calabresi, dal giugno del 2013 in poi sempre attraverso Infrasit, avrebbero ottenuto anche "importanti lavori pubblici quali il cantiere di Arese avente ad oggetto la costruzione del Centro commerciale “Il Centro”, il cantiere di Turbigo per il potenziamento della tratta ferroviaria Castano-Turbigo, il collegamento alta velocita Brescia- Verona, il cantiere di Cormano per i lavori relativi una nuova stazione", quello di Bereguardo "per lavori relativi la messa in sicurezza della A7 Milano-Genova". A vantare contatti e relazioni che avrebbero favorito gli imprenditori finiti in carcere, pronti a tutto per aggiudicarsi i subappalti, sarrebbero stati il funzionario ministeriale Pierpaolo Tondo e il faccendiere bresciano Alessandro Raineri, accusati ora di millantato credito per gli aiuti in realtà mai chiesti alle buone conoscenze che in effetti avevano. "Organizza proprio una cena con Sala (Alessandro, consigliere lombardo, ndr). Digli con la scusa che ci siamo sentiti, ho voglia di mangiare lo spiedo", diceva al telefono a Raineri l’ex prefetto di Milano ed ex commissario straordinario a Roma Francesco Paolo Tronca (che nell’inchiesta è parte offesa), il 22 febbraio 2015.

Raineri avrebbe "venduto" agli imprenditori "la propria conoscenza ed influenza sull’ex Prefetto di Milano". Il gip Alessandra Simion chiarisce che le affermazioni dell’arrestato sono "frutto di vanteria", anche se è "stata documentata la sua conoscenza e frequentazione con l’ex prefetto". E Tronca, intanto, ha dato mandato al proprio legale "di tutelare con immediatezza, in ogni competente sede, tutti i diritti lesi nell’ambito della vicenda". Il presunto faccendiere, invece, avrebbe sfruttato anche i rapporti con altre personalità (parti offese come Tronca): il generale di brigata della Gdf Fabio Migliorati, Carlo Visconti, magistrato e segretario presso la Corte Costituzionale, Antonio Lucido, ex capo controlli e riscossione della Direzione regionale della Lombardia Agenzia delle Entrate. Raineri avrebbe avuto, tra l’altro, anche entrature in Vaticano: era in contatto, come risulta dall’ordinanza, anche con monsignor Vittorio Formenti, che dalla diocesi di Brescia è andato a dirigere l’Ufficio Statistiche del Vaticano. Grazie a Formenti, Raineri sarebbe riuscito a "esaudire" una richiesta avanzata da Visconti che aveva chiesto aiuto affinché il figlio del portiere dello stabile in cui viveva potesse celebrare il battesimo a Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Emerge dalle carte dell’indagine anche che monsignor Formenti al "faccendiere-lobbista"( è definizione del gip) avrebbe fatto avere - circostanza insolita - "dei pass per presenziare a funzioni liturgiche all’interno della Santa Sede". Infatti in un’intercettazione dell’8 aprile 2015 monsignor Formenti ricordava a Raineri i "due biglietti sul sagrato per domenica". Biglietti procurati il giorno dopo con una chiamata a un conoscente all’interno del Vaticano. E che Raineri avesse agganci alla Santa Sede lo dimostrerebbe anche la richiesta "di una dipendente della Corte d’appello di Brescia" dello scorso 20 gennaio. La donna, parlando al telefono, si era rivolta a lui per "poter andare all’udienza del Pontefice". In cambio il faccendiere "chiedeva un biglietto per andare all’inaugurazione dell’anno giudiziario (...), millantando contestualmente la sua amicizia con l’avvocato Giuseppe Frigo", ora giudice costituzionale, con il quale avrebbe finto, durante la chiamata con la donna, di essere a pranzo.

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