Stazione Forlanini, mancano le tettoie: pendolari sotto il sole e la pioggia

I treni si aspettano sulle scale prima delle banchine

La lunga banchina di cemento esposta al sole

La lunga banchina di cemento esposta al sole

Milano, 25 maggio 2017 - La maggior parte di loro la si può trovare lungo i gradini della scala che dal tunnel della stazione porta ai binari. Alcuni vi si siedono, altri restano in piedi. Alcuni con lo sguardo e il capo piegati verso lo smartphone. Altri, cuffie alle orecchie, con lo sguardo e il capo sollevati verso l’alto, verso la banchina. Nessuno sale lungo quella scala, nessuno scende. Fermi lì. Tutti fermi lì. Fino a quando non arriva il treno. Solo allora si rianimano, si danno una mossa, solo allora escono in superficie, allo scoperto. Spuntano all’ultimo momento, come talpe. Stanno in agguato, pronti a salire sui treni. Come dovessero assaltare la diligenza. E invece devono solo raggiungere l’ufficio, la scuola, casa loro. È tutto più semplice e prosaico: costretti a stare nascosti o riparati sui gradini delle scale sono i pendolari che usano la stazione «Forlanini Fs» del passante ferroviario. Si nascondono e si riparono lì con la pioggia o, come ieri, sotto il sole che picchia perché le tre banchine dello scalo, di fatto, non hanno tettoie sotto le quali potersi riparare. Le banchine sono lunghe 250 passi e per quanto riguarda quella centrale ci si imbatte in qualcosa di simile ad una tettoia soltanto alla fine, solo una volta compiuti 200 passi. Il punto è che il sole o la pioggia filtrano uguali anche qui, anche da questa copertura perché fatta di listelle distanziate. E sotto di esse c’è spazio per poche persone. Analoga situazione per le due banchine esterne. Le panchine che le scandiscono restano vuote sotto i raggi del sole, i pendolari affollano i gradini. Un po’ come in spiagga ad agosto: tutti sul bagnasciuga, nessuno nel bel mezzo.

«Almeno i treni arrivassero in orario», esclama Maria Gangemi. Sono da poco passate le 13 e il suo treno, direzione Varese, è in ritardo di 21 minuti. «Uso questa stazione almeno due volte alla settimana per andare a Rho, dove lavoro come impiegata postale, e non capisco perché non pensino a costruire una tettoia ma anche ad installare una macchinetta che distribuisce acqua e bevande calde o fredde. Su queste banchine non si riesce a stare quando piove o quando picchia il sole. Vede, oggi pare ci siano 30 gradi e il treno tarda di 21 minuti... anche a me capita di aspettare lì sotto, sulle scale». «Basterebbe poco per migliorare questa stazione – dice Mattia Porri, 18 anni, studente all’Enaip di Melzo –. Avrebbero potuta costruire una tettoia più lunga, almeno per coprire metà banchina». «Questa è una stazione nuova, una copertura avrebbero dovuto farla, ci starebbe proprio – commenta Andrea Saione, 20 anni –: oggi (ieri ndr) fa caldo e non è il massimo stare sotto il sole in attesa dei treni senza poter neppure prendere una bottiglia d’acqua fresca perché non ci sono macchinette. Per fortuna uso questa stazione del passante ferroviario solo due volte alla settimana». Elena Poliyenka, invece, la usa tutti i giorni. E anche ieri ha aspettato il suo treno stando in piedi in cima alla scalinata che porta alle banchine: «Caldo, freddo, pioggia, neve: non cambia nulla, qualunque tempo faccia è sempre meglio aspettare qui sotto». Elena Neamtu, invece, ha scelto di stare sotto la copertura in fondo alla banchina centrale: «Meglio di niente – dice sospirando –, con questo caldo il sole passa e scalda anche qui ma un pochino meno. Non so chi abbia fatto il progetto di questa stazione...» conclude col sorriso di chi la prende con filosofia.

La competenza sull’arredo della stazione Forlanini è in capo alla Rete Ferroviaria Italiana (Rfi). E a loro si rivolge Marco Granelli, assessore comunale alla Mobiltà: «Auspico che Rfi prenda in esame le segnalazioni dei pendolari e provvedano a migliorare la stazione». Una stazione nata male, come spesso accade quando si tratta di opere pubbliche: il progetto definitivo fu approvato a gennaio del 2010 ma lo scalo fu aperto in fretta e furia il 30 aprile del 2015, esattamente il giorno prima dell’inzio dell’Expo di Milano. E per i primi 10 giorni i treni non vi sostavano. Allora si parlò di «stazione fantasma». Oggi per certi versi è ancora così.

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