Spari in tribunale, Giardiello: "La pistola era lì da tre mesi"

Dichiarazioni spontanee di Claudio Giardiello che uccise tre persone ferendone altre due. Il difensore: "Sono perplesso"

Claudio Giardiello

Claudio Giardiello

Brescia, 14 luglio 2016 - La pistola usata da Claudio Giardiello «era da tre mesi in tribunale». Lo ha detto lo stesso imputato a processo in dichiarazioni spontanee prima che il gup di Brescia entrasse in camera di consiglio per emettere la sentenza con il rito abbreviato sul caso della mattanza messa in atto dall'imprenditore nel tribunale di Milano il 9 aprile 2015, quando tolse la vita a tre persone (un magistrato, un avvocato e un coimputato) ferendone altre due a colpi d'arma da fuoco nel corso di un processo per bancarotta che lo vedeva imputato.

Per Giardiello, il pm di Brescia ha chiesto la condanna all'ergastolo contestandogli l'aggravante della premeditazione. La sentenza del gup di Brescia, competente perché fu ucciso un magistrato milanese, è attesa intorno alle 11,30 ma intanto il difensore dello stesso Giardiello si è detto «molto perplesso» di fronte alle dichiarazioni del suo assistito sulla pistola. "Sono perplesso - ha detto l'avvocato Andrea Dondè - perché non ha spiegato come l'ha fatta entrare, mentre, precedentemente, ha sempre detto di averla fatta entrare quel giorno".

Per i familiari della vittima sono invece "una confessione della premeditazione", mentre potrebbero avere conseguenze sulla posizione di Roberto Piazza. Si tratta di una delle guardie giurate che, il 9 aprile del 2015, si trovava a controllare il varco dal quale Giardiello era passato. L'uomo è accusato di omicidio colposo per presunte negligenze durante i controlli.

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