Caso Antinori, ginecologa Kustermann: "Violenza di genere su infermiera"

La primaria della clinica Mangiagalli chiamata a testimoniare al processo in corso a carico dell'imputato. Tensioni in aula

Severino Antinori

Severino Antinori

Milano, 11 gennaio 2017 - Per la primaria della clinica Mangiagalli di Milano, Alessandra Kustermann, la vicenda del presunto prelievo forzoso di ovuli a una giovane infermiera spagnola da parte di Severino Antinori rappresenta "un caso di violenza di genere". "Non ho mai visto in tutta la mia vita un caso come questo - ha affermato la nota ginecologa responsabile del centro antiviolenza sessuale e domestica, chiamata a testimoniare al processo in corso davanti all'ottava sezione penale del Tribunale a carico di Antinori - quando mi hanno chiamata ho fatto fatica a capire cosa fare e poi ho deciso di affidarla per la parte psichica alla mia ginecologa piu' esperta e di chiamare un medico legale perche' era chiaro che dovevano essere effettuati tutti gli accertamenti". "Ritengo - ha continuato Kustermann - che i segni rilevati sul corpo della donna fossero compatibili con la storia da lei raccontata sia per i segni di agopuntura che per le ecchimosi".

Non sono mancati i momenti di tensione tra Kustermamm e Antinori e i suoi legali quando si e' affrontato il capitolo dei rapporti tra i due. L'imputato era stato espulso per intemperanze la scorsa udienza dai giudici. Anche oggi ha cercato di dire la sua e si e' registrato qualche scambio concitato tra i suoi avvocati e la testimone tanto che il presidente del collegio, Luisa Ponti, ha sospeso l'udienza per una decina di minuti invitando le parti in causa a "darsi una calmata". "Lo conosco da molti anni e non ho mai avuto motivi di contrasto con Antinori - sono state le parole di Kustermann - anche se non sempre sono stato d'accordo con le sue dichiarazioni pubbliche sulla fecondazione assisitita e non ho mai mandato delle mie pazienti da lui". Antinori viene processato con l'accusa di avere espiantato nell'aprile 2015 gli ovuli all'allora 24enne infermiera in prova nella sua clinica milanese 'Matris' dopo averla immobilizzata e sedata contro la sua volonta'. Lo scopo sarebbe stato quello di 'rubarle' degli ovociti per impiantarli su un'altra donna nell'ambito di una procedura di fecondazione eterologa.

Fonte Agi

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