Scola: "La politica abbandoni dialettiche sterili e ascolti il popolo"

Appello dell'arcivescovo di Milano nell'omelia di Pasqua

Angelo Scola

Angelo Scola

Milano, 16 aprile 2017 - "La politica, che il Beato Paolo VI definiva come espressione alta di carità, dovrà abbandonare  formalismi e dialettiche sterili, i troppi ossessivi ricorsi alla tecnocrazia e gli appesantimenti burocratici". Lo ha detto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, in un passaggio dell'omelia tenuta oggi, domenica di Pasqua. "È necessario - ha aggiunto Scola - che l'imprescindibile arte di governare la cosa pubblica si ponga sempre più in ascolto del popolo, dell'opinione pubblica in senso forte. Sono questi i luoghi da cui emergono quei segni dei tempi che permettono di edificare il nuovo stile di vita civile".

Nell'omelia il cardinale Scola ha fatto delle riflessioni rivolte a Milano: "Il contributo di noi figli del Risorto nella società plurale sia la testimonianza di una irriducibile tensione alla verità, alla solidarietà, all'eguaglianza e alla giustizia. Milano, il paese e l'Europa tutta, per svolgere il loro compito nel mondo intero, hanno bisogno di un sistema sociale radicato in un equilibrato ed inscindibile rapporto tra diritti, doveri e leggi. Esso può nascere e crescere solo se ogni cittadino ed ogni corpo sociale vivono l'impegno diretto e deciso a dare contenuto pieno alla propria partecipazione alla vita pubblica. Soprattutto non debbono sottrarsi a questo compito le istituzioni di ogni ordine e grado. Qualunque forma potranno assumere in futuro a causa dei cambiamenti in atto, il loro contributo sarà necessario per un'armoniosa vita civile". 

"La risurrezione di Gesù Cristo - ha concluso Scola - è da secoli nelle nostre terre sorgente di speranza affidabile. Non è il passato. Non siamo, come taluni ripetono, in una fase di 'postcristianesimo'. Siamo affidati al Signore misericordioso che non cessa di accompagnare tutti e ciascuno verso il pieno riscatto, ma la risurrezione, per manifestare i suoi effetti, chiede il tempo della storia perché domanda la libertà di ciascuno di noi. I suoi frutti sono come le gemme di primavera. Temono solo le improvvise gelate del nostro cuore".

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