Ricky, l’anti-Donnarumma: diploma conquistato giocando con la Nazionale

Azzurro under 21 di volley fra Milano e Repubblica Ceca

Riccardo Sbertoli in maglia azzurra

Riccardo Sbertoli in maglia azzurra

Milano, 23 luglio 2017 - Non ha rinunciato alla Nazionale e neppure agli esami di Stato. Riccardo Sbertoli, 19 anni compiuti a maggio, stringe fra le mani il diploma: per tre settimane ha palleggiato fra il liceo delle Scienze applicate “Ettore Conti” di Milano e la Repubblica Ceca. Già titolare in Serie A a 17 anni, e con un ricco palmarès di successi nelle giovanili - non da ultimo il titolo nazionale conquistato a maggio con la maglia di Segrate – dopo essersi districato fra i versicoli di Giorgio Caproni e i quesiti di matematica, è sceso in campo ai Mondiali Under 21 di volley. Rientrato a Milano per la terza prova è ripartito per i match successivi. Ultima prova archiviata, ha preso il volo per Valencia con gli amici. «Non è stato facile», confessa. Ma ce l’ha fatta. Non ha chiesto rinvii, non è volato in Spagna prima del tempo come il «collega del pallone» Gianluigi Donnarumma, che ha rinunciato alla maturità e - con quel volo a Ibiza - non è riuscito a parare l’autogol.

Come è riuscito nella doppia impresa senza chiedere deroghe?

"Per fortuna le prove coincidevano col nostro turno di riposo. Ho solo chiesto alla commissione di discutere l’orale dopo il 4, alla fine dei Mondiali. In realtà non hanno dovuto fare slittamenti. Ho avuto solo qualche problema con gli aerei: tutti in ritardo".

La prova più difficile?

"Matematica. Mi è sempre piaciuta, ma nell’ultimo mese di scuola sono stato convocato per la World League con la Nazionale Senior, ho studiato il programma da solo ed era il mese delle simulazioni".

Com’è andata sul campo?

"Non tanto bene. Abbiamo vinto sei partite, ma perdendo le prime due contro Iran e Argentina per il ranking non potevano rientrare nelle prime otto. Siamo arrivati noni".

La sua giornata tipo al lavoro con la Nazionale?

"Giocavamo al pomeriggio. Dopo l’allenamento mattutino, quando tutti riposavano, io mi mettevo sui libri. È stato il periodo più stressante della mia vita".

Lo rifarebbe?

"Sì. Se i due momenti non fossero coincisi avrei potuto fare meglio. Ho sempre avuto la media dell’8. Sono uscito col 79, senza impegni avrei potuto puntare anche all’80 e più. Avrei potuto pensare solo alla Nazionale, senza studiare più di tanto, accontentandomi del 60. Ma non sono fatto così, non volevo rovinare tutto alla fine. Ci tenevo a far bene entrambi, sono soddisfatto, non ho rimpianti".

Cosa che non può dire oggi Gigio Donnarumma…

"Sono due mondi diversi. E non è solo una questione di soldi. Nella pallavolo si è molto meno personaggi, anche a livello mediatico. La decisione di slittare di un anno è comprensibile; è anche vero che se Donnarumma si prende un jet privato e va a Ibiza lo vengono a sapere tutti. È giovane, avrà avuto i suoi motivi, sarà stato influenzato da quel mondo, ciascuno prende le sue scelte. Quello che apprezzo della pallavolo è che, senza tutta quella fama, ti fa rimanere con la testa sulle spalle".

Il suo ormai è un lavoro. Sarà a tempo pieno?

"Ho già passato il test per Economia alla Bicocca. Giocherò a pallavolo in modo più intensivo, sempre per la Power Volley Milano e sogno un’Olimpiade, ma continuerò a studiare".

Cosa consiglia ai coetanei che invece non studiano, non lavorano né cercano lavoro?

"Io non riesco molto a concepire queste situazioni, il non fare niente, il non pensare al futuro. Con lo sport siamo abituati a mettere sempre mete da raggiungere. Non trovo giusto accontentarsi per convenienza. Il mio consiglio è quello di cercare un sogno, costruire un progetto su di sé, darsi da fare per trovare la propria strada".

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