San Raffaele, lavoratori in corteo: "Vogliamo gli stipendi di prima della crisi" / FOTO

Sciopero e marcia da via Olgettina a Turro

Sciopero lavoratori San Raffaele

Sciopero lavoratori San Raffaele

Milano, 7 giugno 2017 - I lavoratori del San Raffaele oggi si rimettono in marcia. Via Olgettina, via Padova, fino alla sede del San Raffaele Turro. Sciopero per tutto il giorno, indetto dai sindacati del comparto: Sgb, Usi, la triplice Cgil-Cisl-Uil, Fials e Nursind. E chi non potrà lavorare, perché precettato, porterà al braccio una fascia: «Garantisco assistenza: sono solidale con lo sciopero».

In corteo come quattro anni fa, quando il Gruppo San Donato, la nuova proprietà che aveva rilevato l’ex ospedale di don Verzè sull’orlo del crac, minacciava 244 licenziamenti. Nel 2013, ricorda Daniela Rottoli del Sindacato generale di base, risultato maggioritario alle ultime elezioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, «per salvare quei posti abbiamo accettato tagli pesanti al salario accessorio». Misure del tempo di crisi, ma la nuova gestione aveva risanato i conti già nel 2015 e l’anno scorso i lavoratori dell’ospedale privato hanno firmato il nuovo contratto San Raffaele, mutuato da quello della sanità pubblica che era applicato nell’era Verzè. Tuttavia, rivendicano i sindacati, il resto dello stipendio non è tornato al posto di prima: «Chiediamo il ripristino di un sistema di incentivi decoroso - spiega Rottoli -. Sinora ci hanno restituito i superminimi che ci dovevano per legge, e nel 2015 ci hanno dato un una tantum di 200 euro, dopo le tasse, che noi dell’Sgb non abbiamo firmato. Per il 2016 l’azienda ha messo sul tavolo 375 euro, e s’è detta disposta ad arrivare a 400 davanti al prefetto, ma in welfare, cioè buoni spesa fino a 250 euro e poi rimborsi. E rifiuta di prevedere qualcosa per il 2017: non vuole un accordo di ampio respiro, e lo stesso accade per i permessi retribuiti, per la regolamentazione di ferie e part time». I sindacati chiedono un accordo a lungo termine sul sistema incentivante, «legato non al bilancio, perché non possiamo gestirlo noi, ma al fatturato».

E in definitiva al gruppo, che sta investendo sull’ospedale come dimostrano i 50 milioni per un nuovo edificio, l’Iceberg, in cui sarà trasferita tutta l’emergenza-urgenza, di «investire anche nelle nostre professionalità» ripristinando le buste paga, «viste anche le condizioni degli organici: abbiamo evitato i 244 licenziamenti ma in questi anni, tra mancati rinnovi di personale a termine e assunzioni inferiori alle uscite, abbiamo perso comunque posti di lavoro».

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