La storia di Sabina: "La mia fuga da Milano. Altro che manager, meglio il Mozambico"

Casa in centro, armadio pieno zeppo di scarpe ma un giorno la mia migliore amica mi disse: "Sab, non sorridi più..."

Sabina Rocco con il compagno Denis

Sabina Rocco con il compagno Denis

Milano, 25 ottobre 2016 - Dopo avere ascoltato la storia di Sabina la prima cosa che viene in mente è la vecchia pubblicità televisiva del Cynar degli Anni ’60, quella con Ernesto Calindri seduto a un tavolino nel mezzo di piazza San Babila, contornato da un traffico caotico e rumoroso, che diceva: "Contro il logorio della vita moderna bevete un Cynar". Perché Sabina Rocco, ex donna in carriera, per combattere il logorìo della vita moderna invece di bere un amaro al carciofo ha scelto di trasferirsi in Mozambico, a Vilankulos, villaggio sul mare di fronte a quella meraviglia della natura che è l’arcipelago di Bazaruto, dove ha aperto Casa Babi, mini resort con diving attiguo. "Piccolo – tiene a precisare – non ospitiamo più di una dozzina di persone. Non voglio confusione in giro". Ecco, la confusione è una delle cose a cui Sabina è fuggita. Non solo: è scappata anche dalla frenesia, dal traffico, dalla vita sedentaria, dalle riunioni fiume, tutte cose strettamente legate alla sua vecchia professione, quella di manager nelle grandi agenzie pubblicitarie. Nove anni fa era lanciatissima, aveva una brillante carriera costruita tra Milano e Parigi a inseguire clienti multinazionali, aveva casa in centro, un armadio zeppo di vestiti griffati, 63 paia di scarpe, l’auto aziendale di grossa cilindrata, un ottimo stipendio e una posizione sulla rampa di lancio dei vertici aziendali.

Poi cos'è successo? "È successo che la mia migliore amica cominciava a non farsi vedere, a non rispondere alle telefonate, ai miei inviti, insomma mi evitava. Così una sera l’ho affrontata e le ho chiesto cosa c’era che non andava. Lei mi ha risposto semplicemente: “Sabi, sei tu che non vai. Non fai che parlare di lavoro, soldi, carriera e non sorridi più. Non sei più tu”. E aveva ragione!". Decide di prendere un anno sabbatico e, da buona subacquea, inizia a girare i mari del mondo. Tornata in ufficio capisce che la sua vita non è più quella, che l’amica aveva ragione e dopo tre mesi mette in atto la “fuga” assieme a Denis, suo compagno conosciuto nel mare tailandese. Tempo di vendere tutto - casa, mobili, vestiti, auto - salire su un aereo e raggiungere Vilankulos dove rilevano un diving. Sabina capisce le potenzialità del luogo e pochi anni dopo decide che il diving non basta: acquista un terreno sulla spiaggia, progetta Casa Babi. "Nessun rimpianto – assicura – rifarei tutto. L’unica cosa che mi manca è andare in edicola, acquistare il giornale e leggerlo seduta al bar davanti a cappuccino e brioche; e poi gli stimoli intellettuali: la tecnologia aiuta a non sentirsi troppo tagliati fuori dal mondo, ma andare a un teatro o partecipare a un convegno è un’altra cosa. Per fortuna la nostra clientela è internazionale e abbastanza selezionata". Una clientela lontana anni luce da quella dei villaggi turistici e grandi alberghi. Casa Babi (www.casababi.com) è una bomboniera che accoglie massimo 12 persone, un ristorante che cucina tutto al momento, anche il pane, e un panorama incantevole con colori e suoni che solo l’Africa è in grado di regalare. Sabina ha sicuramente ritrovato il sorriso, di certo non il tempo libero. Lavora più di prima: ha una ventina di dipendenti, deve sovrintendere al ristorante (cucina africana a “Km 0” con influenze mediterranee); gestire il resort, il diving, accogliere i clienti in aeroporto, badare al gommone, soddisfare le richieste dei clienti e quelle dei suoi sei cani e due gatti. Le sue giornate sono lunghe, inizia a lavorare alla mattina presto e termina quando i clienti vanno a dormire. "È vero, lavoro di più, però lo faccio davanti al mare e con le infradito ai piedi". Milano e le 63 paia di scarpe sono ormai un lontano ricordo.

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