Colombia, Turchia e Balcani: le rotte più battute dai narcos

La mappa dei traffici. "Isis e Pkk lucrano sugli oppiacei"

La mappa dei traffici

La mappa dei traffici

Milano, 20 giugno 2017 -  Le rotte non cambiano. Al massimo i trafficanti modificano le modalità di trasporto degli stupefacenti per cercare di bypassare i controlli delle forze dell’ordine. Sul fronte cocaina, sottolineano gli analisi della Direzione centrale servizi antidroga, le organizzazioni criminali di casa nostra, in particolare la ’ndrangheta, non hanno minimamente risentito dello smantellamento degli storici cartelli dei narcos colombiani e dell’accordo tra Governo e rivoluzionari delle Farc; la polverizzazione ha solo comportato la ricerca di nuovi interlocutori per l’approvvigionamento di «neve», favorita dai cosiddetti broker, «capaci di coniugare la migliore offerta alla migliore domanda» e di fare «da vero e proprio volano nelle più qualificate transazioni». Come ribadito dalla recentissima operazione «Area 51» del Comando provinciale dei carabinieri, la coca arriva dal Sudamerica via Olanda e Spagna con corrieti imbarcati in aereo o su navi veloci e da lì riparte per Milano. Discorso diverso vale per gli oppiacei, che viaggiano dall’Afghanistan lungo la rotta balcanica dopo aver attraversato Iran e Turchia. E nel tragitto sono in tanti a lucrarci.

A cominciare dagli estremisti islamici: «Fonti di intelligence del Cnpa (Counter narcotics police of Afghanistan, ndr) – si legge nel report della Dcsa – forniscono informazioni circa un possibile interesse da parte di gruppi terroristici legati all’Isis e stanziati nel territorio afghano nel controllo della gestione di piantagioni di oppio in alcune aree del Paese al fine di finanziare le attività terroristiche»; si calcola che «fino al 40% del denaro utilizzato dai terroristi proviene dal traffico di droga». Nella penisola anatolica, lo stoccaggio dell’eroina viene invece affidato a organizzazioni criminali «prevalentemente composte da elementi legati al Pkk», vale a dire il partito dei lavoratori del Kurdistan guidato da Abdullah Ocalan.

Per quanto riguarda la marijuana, prosegue la Dcsa, la maggior parte «risulta provenire dall’Albania sulla via marittima fino alle coste pugliesi, calabresi e siciliane»; nell’ultimo periodo, però, va anche segnalato «il ricorso a velivoli leggeri e ultraleggeri, pilotati anche da italiani, che utilizzano improvvisate strisce di decollo e atterraggio appositamente realizzate nelle aree più isolate in Albania».

Chiudiamo con l’hashish: «Di origine pressoché esclusivamente marocchina, giunge sul mercato nazionale seguendo direttrici ormai consolidate, che vedono la Spagna ricoprire un ruolo di hub europeo».

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