Reni rubati ai profughi, l'appello di Amnesty: "Ora la prova c’è e bisogna indagare"

"La denuncia del medico milanese non cada nel vuoto"

Uno dei barconi che portano i profughi in Italia

Uno dei barconi che portano i profughi in Italia

Milano, 24 agosto 2016 - "La situazione non va assolutamente sottovalutata, nello scenario mondiale la tratta di organi ai danni dei profughi è una barbarie che è già avvenuta e sicuramente continua ad accadere". Così Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International, commenta la denuncia raccontata ieri sul Giorno da un medico milanese dell’ospedale San Carlo, Paolo Calgaro: ha curato un profugo sudanese che in Libia aveva subito l’asportazione di un rene. Dopo la visita medica dell’11 agosto, nessuno ha più visto il profugo 42enne al centro transitanti di via Fratelli Zoia 10. In questo centro infatti funziona così: i migranti restano solo per un periodo ristretto, in attesa di riprendere il loro viaggio. Così è stato anche per il 42enne “operato” suo malgrado dai trafficanti di organi. Saif, volontario di Progetto Arca e la dottoressa Castagna, sempre legata all’associazione, spiegano che in via Fratelli Zoia si effettuano visite per contrastare stati contagiosi, ma non ci sono attività che approfondiscano come i profughi siano arrivati qui e quali vessazioni abbiano subito durante il viaggio.

Amnesty International chiede però molta attenzione verso questo tema. "La denuncia del medico milanese è la prima ad essere avvalorata da esami clinici, finora avevamo solo voci e testimonianze indirette riguardanti la nascita di un nuovo traffico di organi a danno dei profughi – prosegue Noury –, questo è un segnale del fatto che è ora di attivarsi. Amnesty ha in progetto nuove attività di censimento di casi come quello del sudanese senza rene sinistro, per capire come stanno veramente le cose". Ora si spera che la coraggiosa denuncia del dottor Calgaro apra la strada a nuove indagini sulle violazioni dei diritti dei profughi e si faccia luce sul traffico d’organi, argomento rimasto finora nell’ombra. Ma che viene tenuto ben presente dalle organizzazioni di trafficanti di esseri umani, che sulle asportazioni di organi ai profughi hanno allestito un business milionario e non vogliono certo perderlo.

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