Dopo il colpo dimenticano di portar via le immagini coi loro volti: rapinatori presi

Hanno fatto irruzione nella gioielleria, arraffando preziosi per 40mila euro e 6mila euro in contanti

Un momento della rapina in via Foppa da un frame delle telecamere

Un momento della rapina in via Foppa da un frame delle telecamere

Milano, 24 febbraio 2018 - Hanno fatto irruzione nella gioielleria “Metalli preziosi” di via Foppa lo scorso 14 luglio, arraffando gioielli per 40mila euro e 6mila euro in contanti. Poi hanno pianificato e tentato un altro colpo, ai danni di una tabaccheria del Centro Sarca. Ma sono stati individuati a uno a uno e arrestati dalla polizia. A inchiodarli, una leggerezza che è costata loro cara: in gioielleria, i rapinatori hanno agito a volto scoperto, intenzionati a portarsi via il server con le immagini delle telecamere interne. Peccato che fosse troppo piccolo per il loro zaino. Così, piuttosto che rinunciare a una parte del maltolto, i malviventi hanno preferito lasciare sul bancone il dispositivo.

Il primo uomo individuato dalla polizia è stato Donato Montemitro, 45enne con precedenti per stupefacenti e rapine e reati contro il patrimonio. Il suo volto si vede chiaramente nelle immagini e la polizia lo ha riconosciuto subito. Dopo la rapina, è stato monitorato anche dalle telecamere in strada: spicca il suo giubbotto rosso. «Poi, attraverso osservazioni e intercettazioni – spiega Francesco Giustolisi, a capo della sezione Antirapine della Squadra Mobile diretta da Lorenzo Bucossi – siamo riusciti a individuare tutti i componenti della banda». E mercoledì è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare (per Montemitro, la misura è stata eseguita in carcere, dove si trova dalla scorso settembre a seguito di una tentata rapina a una ditta di spedizioni di Settimo Milanese). In manette sono finiti pure Silvan Vinci, di 47 anni, e Alessandro Amoruso, di 45 (entrambi con precedenti, destinatari del provvedimento in carcere). Ai domiciliari Roberta Itria, 51enne, che era stata dipendente della gioielleria nel 2014: dalle telefonate risulta essere stata una delle menti del colpo, “la basista”. E dalle intercettazioni è emerso che il gruppo stesse pianificando un altro colpo, ai danni della tabaccheria «Biraghi Marco» del Centro Sarca. Essendo Montemitro in carcere, a dare manforte sarebbe intervenuto Francesco Amoruso (finito ai domiciliari), zio di Alessandro e compagno 66enne della Itria.

«Dobbiamo procurarci una macchina “pulita”», una delle frasi carpite. E infatti, il 16 novembre, il giorno prima della tentata rapina alla tabaccheria, la banda ha rubato un’auto. Il progetto della rapina è stato seguito passo passo dalla polizia. Poi il colpo è sfumato, semplicemente perché il titolare dell’esercizio non aveva agito come la banda si aspettava, non presentandosi cioè nel luogo e nel momento ipotizzato dai malviventi (in una banca di Sesto San Giovanni) per depositare l’incasso. In poche parole, all’ultimo aveva cambiato programma.

Era andata a segno, invece, la rapina in gioielleria. Per colpire, i tre malviventi avevano scelto il momento in cui il dipendente rientrava dalla pausa pranzo: vetrina mandata in frantumi a colpi di martelli, cassaforte aperta, gioielli e soldi arraffati. In uno dei fotogrammi si vede spuntare anche una pistola, di piccole dimensioni. Non è chiaro se fosse vera o giocattolo. I banditi avevano legato le mani dell’impiegato con fascette da elettricista e, dopo averlo rinchiuso in uno sgabuzzino, erano fuggiti a bordo di due scooter. Alla gang viene contestata la rapina in gioielleria e quella, tentata, di novembre. Oltre a quella dell’auto.

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