Rivolta nell’ex Cie: "Stop all’accoglienza dei profughi ribelli"

Disordini nel 2016, via libera dei giudici alla revoca decisa dalla Prefettura

Profughi a Milano

Profughi a Milano

Milano, 25 aprile 2017 - Quel giorno di luglio, una quarantina di profughi, esasperati dalle lungaggini burocratiche per le pratiche sulla protezione internazionale, inscenò una protesta plateale nell’ex Centro d’identificazione ed espulsione di via Corelli (riconvertito nel 2014 in centro d’accoglienza straordinario): quattro operatori della struttura chiusi in un magazzino e caserma di fatto in mano ai rivoltosi per alcune ore. Alla fine, fu necessaria la mediazione di polizia e Prefettura per far desistere i manifestanti: nessun danno né feriti o contusi, ma comunque una mattinata ad altissima tensione. Una mattinata non senza conseguenze per coloro che organizzarono e misero in atto l’iniziativa: ai 23 ritenuti responsabili dell’episodio Palazzo Diotti indirizzò un provvedimento-lampo (datato 15 luglio 2016, appena 4 giorni dopo l’accaduto) di revoca delle misure di accoglienza per «violazione grave o ripetuta delle regole delle strutture in cui è accolto da parte del richiedente asilo, compreso il danneggiamento doloso di beni mobili o immobili, ovvero comportamenti gravemente violenti» (articolo 23 del decreto legislativo 142 del 2015). Un provvedimento corretto sia per il Tar che per il Consiglio di Stato, che hanno negato la sospensiva cautelare chiesta dagli avvocati dei richiedenti asilo. In particolare, i giudici di secondo grado, con 9 ordinanze-fotocopia pubblicate il 21 aprile, hanno confermato quanto deciso dal Tribunale amministrativo a fine novembre 2016.

Ecco la motivazione: considerato che «l’appellante, secondo le risultanze degli elementi raccolti dalle autorità di sicurezza e da quelle di gestione del centro di accoglienza Corelli, è stato coinvolto in una manifestazione di protesta con blocco degli ingressi del centro» e che l’attendibilità delle dichiarazioni rese dal richiedente asilo «è inferiore a quella degli elementi raccolti e verbalizzati dalle autorità che hanno trasmesso al prefetto la ricostruzione dell’accaduto», il ricorso presentato va respinto. Ora bisognerà attendere il merito, ma i giudici hanno già evidenziato in due occasioni il loro orientamento sulla vicenda; del resto, già il Tar aveva ravvisato la presenza dei requisiti della «particolare gravità» nel comportamento tenuto dai migranti la mattina dell’11 luglio scorso. Quasi tutti originari di Paesi dell’Africa subsahariana (Senegal, Camerun, Costa d’Avorio), i profughi mandati via dall’ex Cie si rifugiarono prima sotto i piloni della tangenziale (a due passi dal centro) e poi nella zona tra piazzale Susa e viale Argonne.

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